“Non è Cancel Culture! Piuttosto, diciamo, un ammodernamento.” Con queste parole la direttrice inglese Marine Alsop ha spiegato la decisione di adattare il testo di Schiller, che chiude l’ultimo movimento della nona di Beethoven, ai tempi correnti. Alla testa della sua Baltimore Symphony, la Alsop ha infatti proposto nove differenti versioni dell’Inno alla gioia durante una tournée di dodici concerti, modificando di volta in volta la lingua, i contenuti e addirittura, in alcuni casi, la strumentazione, attraverso l’uso di schemi rap e batteria. Dissacrazione o lungimiranza? E soprattutto, ne valeva veramente la pena? Davide Fersini e Giovanni Conti ne discutono con la musicologa Gaia Varon e con Nicola Cattò, direttore della rivista Musica.
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