Trent'anni fa moriva Miles Davis, una delle figure musicali centrali del novecento, motore di almeno tre (anzi forse quattro) rivoluzioni estetiche nel jazz. Trombettista, compositore ma anche pittore, pugile e militante a modo suo per i diritti civili degli afroamericani.
C’è una costante nel lavoro di Miles Davis, ed è la sua attenzione per i fenomeni pop, o meglio popolari, ai quali si avvicina sul finire degli anni ’60. Ed è proprio da qui che che parte l’intervista di Manuela Bieri a Luca Conti, direttore della rivista Musica Jazz.