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Il blues del vino svizzero

Viticoltori e vignaioli vogliono meno importazioni

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  • 2.12.2019
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Due bottiglie su tre nel nostro Paese arrivano dall’estero. Una concorrenza che si fa sempre più sentire e che per una parte del settore viti-vinicolo elvetico è ormai diventata insopportabile. A rischio c’è l’esistenza stessa di numerose aziende del settore. Per questo un gruppo di viticoltori romandi si è recato a Berna per chiedere maggiore attenzione e protezione da parte della politica federale. Difficilmente però questi professionisti della vita riusciranno ad ottenere ciò che sta in cima alla lista dei loro desiderata: una riduzione dei contingenti di importazione. In nome del libero mercato e del libero commercio tra Stati, il nostro Paese non può permettersi di introdurre nuove barriere doganali, pensate ad hoc per il vino. Molto da fare c’è però sul fronte del marketing e della promozione delle bottiglie elvetiche. Ed è quella forse la via da percorrere per fare in modo che il settore torni a guardare con serenità al suo futuro, forte anche di una vendemmia 2019 che ha dato ottimi risultati per quanto riguarda la qualità dell’uva.

Fedeli al motto di Goethe: “la vita è troppo breve per vini mediocri” ne parleremo con:

Andrea Conconi, direttore dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese;

Paolo Basso, Sommelier;

Marco Romano, consigliere nazionale PPD e presidente Organizzazione di categoria della vite e dei vini svizzeri;

Massimo Suter, vice-presidente di Gastro Suisse.

Interventi registrati di:

Alexandre Fischer, viticoltore vodese che organizza la protesta di Berna

Florie Marion, portavoce dell’Ufficio federale di agricoltura

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay

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