Palazzo Federale, Berna
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Soldi solo made in BNS

L’iniziativa “Moneta intera” non vuole che le banche commerciali continuino ad utilizzare soldi virtuali

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  • 15.12.2017
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  • ECONOMIA E FINANZA
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Nella Berna politica ha raccolto ben pochi consensi con il netto “no” espresso ieri dal Consiglio nazionale e il parere negativo già incassato dal Consiglio degli Stati e dal Consiglio federale. Ora resta l’appuntamento con le urne, ma le prospettive non sembrano molto più rosee.

La si chiama “Iniziativa moneta intera”: è l’iniziativa popolare che propone un chiaro cambio di sistema monetario in Svizzera. Chiede che ad emettere franchi svizzeri sia la sola Banca centrale e che alle banche commerciali sia possibile solo prestare questi soldi. Oggi, contrariamente a ciò che molti credono, non è così: banconote e spiccioli emessi dalla BNS rappresentano solo il 10% dei franchi in circolazione. Tutto il resto, il 90%, è moneta elettronica, virtuale, creata dalle banche commerciali attraverso il credito.

Secondo i promotori dell’iniziativa i vantaggi di una netta separazione tra la creazione di denaro e l’attività di credito sarebbero numerosi: prevenzione delle bolle speculative, riduzione dei debiti pubblici, immunità dei conti correnti dai fallimenti delle banche, solo per citarne alcuni. Per gli oppositori, invece, un cambio di paradigma tanto radicale rispetto al modello attuale presenterebbe troppe incognite, non risolverebbe niente e, anzi, getterebbe il mercato finanziario elvetico nell’incertezza minacciandone la stabilità. Chi ha ragione?

Ne discutiamo con:

Sergio Morandi, economista, imprenditore finanziario e membro comitato d’iniziativa;

Luca Soncini, docente di strategie bancarie, dirigente bancario e membro del Consiglio dell’Istituto svizzero di finanza.

Marzio Minoli, giornalista, redazione economica RSI;

Eugenio Facci, giornalista economico a Londra.

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