Nadja Zela è tornata. Cinque anni dopo “Greetings To Andromeda” è arrivato “Clowns”, pubblicato sempre con la sua label Patient Records.

In cinque anni le cose cambiano. Cambia il mondo dentro di te e si trasforma anche quello attorno a te, che oggi è diventato molto, troppo rumoroso. È il rumore delle opinioni che tutti quanti mettono in piazza come se fossero esperti tuttologi, in un sistema di reti sociali e corporative dalle quali siamo dipendenti. E mentre siamo coscienti d’essere attori o spettatori di una deriva che ci porta alla rovina, sorridiamo e danziamo, distratti dall’effimero.
Siamo noi i pagliacci, i “Clowns” protagonisti dell’assurdo circo globale 3.0. Nadja Zela ce lo racconta in 10 canzoni, con il suo pop sperimentale intriso di blues e brute folk. “Clowns” ha un suono più essenziale che racchiude sottigliezze da cogliere. È corale e parlato, un grido musicale per la riconciliazione, per ritrovare, nella tenerezza, la vera libertà.

Abbiamo incontrato Nadja Zela in occasione della presentazione del suo nuovo album a El Lokal, a Zurigo.

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