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Pedoni, bici, moto e auto nelle Zone a 30 km/h: a chi la precedenza?

Con Antonio Bolzani

Il 38% della popolazione vive in un'area con limite a 30 km/h
34:07

Pedoni, bici, moto e auto nelle Zone a 30 km/h: a chi la precedenza?, La consulenza 23.03.15

La consulenza 23.03.2015, 14:30

Introdotte nel 1989, le zone a 30 km orari o a velocità ridotta, hanno oramai 26 anni. Ideate per moderare la velocità delle automobili e delle motociclette e soprattutto con l’obiettivo di creare uno spazio condiviso per tutti gli utenti della strada e non soltanto per il traffico motorizzato individuale, questi spazi si sono moltiplicati nel corso degli anni. A questo proposito ricordiamo che il 38% della popolazione vive in un'area e in una zona con limite a 30 km/h e che secondo uno studio pubblicato lo scorso anno dall’Ufficio di prevenzione infortuni (UPI) le zone a 30 all’ora piacciono. A questo proposito, secondo il sondaggio, il 48% degli svizzeri voterebbe a favore dell’introduzione di zone con limite di velocità a 30 km/h nell’abitato, a patto che sugli assi principali di traffico continui a valere il limite di 50 km/h. Questo genere di proposta raccoglie forti consensi soprattutto in Ticino, in particolar modo fra le donne, gli anziani, chi non guida -o guida solo raramente- e chi già vive in un’area dove tale limite è già obbligatorio. Nel 2002, dallo stesso studio, emerse che solo il 39% della popolazione avrebbe accettato la proposta di un abbassamento della velocità a 30 km/h nell'abitato. Nel 2014 la quota di coloro che ritengono le zone a 30 km/h efficaci per ridurre il rischio di incidenti ha raggiunto il 65%. L'UPI rivela pure le ragioni contro l'introduzione di un limite di 30 km/h: le principali sono la perdita di tempo; l’inutilità di altre zone; il limite difficile da rispettare e da far rispettare; la trappola per incassare multe; i troppi limiti già attualmente in vigore; e la maggiore pericolosità delle zone a 30 km/h. Diversi studi hanno invece mostrato che grazie a una velocità più bassa la guida è più tranquilla, attenta e circospetta; si riducono il numero e la gravità degli incidenti gravi; si rendono più sicuri i percorsi casa-scuola dei bambini; si infonde più sicurezza negli utenti deboli della strada; e la riduzione della velocità non provoca grosse perdite di tempo. Come detto, in Svizzera il 38% della popolazione vive in una zona a 30 km/h: nei centri delle città il 49%, negli agglomerati il 39% e in campagna il 24%. Sempre più persone sono quindi convinte che questi spazi siano un modo efficace per ridurre i rischi di incidente e per rendere sicuri i tragitti casa-scuola per i bambini, senza che l’automobilista perda troppo tempo. Nella consulenza odierna, partendo da queste considerazioni e dall’urbanistica delle strade che si è trasformata seguendo gli aumentati e crescenti volumi del traffico motoristico, riflettiamo, con alcuni esperti, sulla convivenza in queste aree di pedoni, bici, moto e automobili. Discutono e si soffermano sulle zone a 30km/h: il delegato responsabile dell’UPI, l’Ufficio prevenzione e infortuni, Bruno Bernasconi; l’architetto urbanista Lorenzo Custer; il vice-capo del reparto del traffico della Polizia cantonale Alvaro Franchini; e il sindaco di Vernate Giovanni Cossi.

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