Democrazia diretta: Terrorismo, fra protezione dei cittadini e presunzione di colpevolezza
Ritiro dei documenti, divieto d’accesso a una determinata zona, cavigliere elettroniche, arresti domiciliari. Sono alcune fra le misure di polizia che la Confederazione vuole introdurre per meglio contrastare il rischio terrorismo, su cui andremo a votare il prossimo 13 giugno. Si tratta di strumenti preventivi, che verrebbero ordinati ancor prima dell’apertura di un procedimento penale e che fanno discutere sia per la loro reale efficacia sia, soprattutto, per la loro legittimità in quanto a diritti fondamentali e diritti del fanciullo (le misure potrebbero scattare da 12, rispettivamente 15 anni). Perché la Svizzera ha bisogno di questi strumenti? Chi decide quando applicarli e con quali criteri verrebbe stabilito che una persona è pericolosa se ancora non ha compiuto nulla di penalmente rilevante?
Democrazia Diretta ne discute con quattro ospiti:
Favorevoli:
Matteo Cocchi, Comandante Polizia cantonale ticinese
Jacqueline De Quattro, avvocata e consigliera nazionale PLR
Contrari:
Noemi Buzzi, Giovani Verdi
Sarah Rusconi, portavoce Amnesty international
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