CALCIO SVIZZERO

Papadopoulos e Mai emergono dalla mediocrità

Le pagelle del 2025: nel girone di ritorno un calo generale clamoroso

  • Oggi, 10:17
  • 10 minuti fa
Mai-Papadopoulos

Coppia affidabile

  • Keystone
Di: Omar Gargantini e Paolo Laurenti 

Doveva essere l’anno della definitiva consacrazione al culmine di un crescendo irresistibile partendo dal quarto posto del 2022 e invece si è trasformato in un’agonia. Fuori clamorosamente dalla Coppa Svizzera ai quarti (per opera del Bienne!), fuori agli ottavi di Conference contro il non irresistibile Celje per quel che resta comunque l’unico obiettivo raggiunto (dei 3 dichiarati), anche il campionato si è ben presto trasformato in un percorso ad ostacoli, complice anche un mercato povero (3 alla dirigenza) e all’incapacità dello staff (3,5) di trovare soluzioni e tenere in mano uno spogliatoio sempre più esplosivo, oltre che falcidiato dagli infortuni e dalle ricadute (3 a preparatori e staff medico). Ecco il pagellone della seconda parte di stagione, da gennaio via.

Saipi 3,5: premesso che un portiere la piena maturità la raggiunge più in là rispetto ai giocatori di movimento (e lui di anni ne ha solo 24), il portiere che nel frattempo ha scelto il Kosovo sente sempre più addosso l’etichetta di incompiuto. Troppi passaggi a vuoto, troppe incertezze, poca autorità nelle uscite, solo un paio di interventi memorabili. Smania dalla voglia di misurarsi con realtà più prestigiose, ma fin qui non ha dimostrato di meritarsele.

Osigwe 3,5: chiamato in causa nel finale di campionato per l’infortunio di Saipi, viene letteralmente travolto da Basilea e Servette (9 gol subiti). Non ha grosse colpe da farsi perdonare, ma non trasmette particolare sicurezza.

Zanotti 4: inizia bene l’anno, fornendo le abituali prestazioni grintose e di spinta, poi in primavera il laterale azzurro U21 si “normalizza” e nel finale di campionato entra addirittura in riserva. Perde brillantezza commettendo anche degli evidenti errori difensivi - costati alcune reti - a cui non aveva abituato.

Brault-Guillard 4: affidabile riserva che non eccelle ma nemmeno commette errori clamorosi. È l’alter ego di Zanotti a cui rispetto all’autunno è stato concesso meno spazio anche per il venir meno di due competizioni. Fa il suo senza infamia e senza lode ma non ha le qualità per eventualmente diventare un titolare di una squadra ambiziosa.

Papadopoulos 4,5: inizio d’anno da incubo con un paio di prestazioni condite da erroracci che lo portano anche a starsene in panchina, per ritrovare motivazioni e serenità. Si riprende piuttosto in fretta e porta a casa una primavera di sostanza, adattandosi anche a qualche partita in mediana per assicurare fisicità.

Mai 4,5: tra i pochi a salvarsi del 2025. Il tedesco, grazie anche alla spinta del rinnovo fino al 2027, è tornato su buoni livelli. Intrattabile quando deve guidare - al centro - una difesa a tre. Palesa però ancora evidenti limiti in marcatura quando è chiamato a fungere da “braccetto” o al centro di una linea difensiva a quattro.

Hajdari 3: una delle principali delusioni. Il suo rendimento cala e di brutto perché il confine tra autostima e presunzione viene superato troppe volte. Errori, soprattutto di marcatura ma anche di atteggiamento, fanno pensare che il suo tempo a Cornaredo sia finito nonostante il rinnovo di contratto per manifesta volontà di trovare nuovi stimoli. Col senno di poi andava venduto la scorsa estate.

El Wafi 4: finisce a lungo nel dimenticatoio diventando il quarto e ultimo centrale. Rispolverato solo nell’ultimo mese tira fuori un paio di prestazioni dignitose.

Marques 3,5: ancora giovanissimo e di riflesso un po’ acerbo, non compie l’auspicato passo avanti. Spesso in difficoltà sul piano difensivo, ancora abbastanza disordinato in appoggio alla manovra. Acciacchi e problemi fisici non lo aiutano di certo.

Valenzuela 3,5: alterna assenze e scampoli di partite per ripetuti acciacchi fisici, a prestazioni anonime e mediocri. Il vero Valenzuela in questa stagione non è si è praticamente mai visto. Il suo è un addio triste a Lugano.

Grgic 4: sufficienza risicata e dovuta all’infallibilità dal dischetto, dove con 9 realizzazioni (su 9) diventa addirittura anche il capocannoniere della squadra. Altrimenti in difficoltà quando l’avversario gli toglie tempo e spazio, troppo poco in grado cioè di fungere da playmaker e rifugio sicuro quando la squadra ha bisogno di impostare piuttosto che di tenere palla. E poi quella persa contro lo Celje…

Belhadj 4: non sempre pulito nelle giocate, a volte pasticcione, ma figura indispensabile nella mediana bianconera per chilometri percorsi, palloni recuperati e inserimenti offensivi. Da aprile la sua assenza (frattura alla tibia) si è fatta sentire. È lui il miglior marcatore della squadra (10 reti) tenendo conto di tutte le competizioni.

Doumbia 3: suona cinico e crudele, ma ormai sembra un ex giocatore. Lento, macchinoso, in costante difficoltà non riesce più ad essere neanche un rincalzo. La parentesi di Chicago ha restituito un giocatore in progressivo crollo di rendimento e lucidità. Con ancora un anno di contratto ormai un problema.

Macek 4: ignorato per buona parte della stagione, torna a essere considerato con costanza da marzo. Tutto sommato applicato e affidabile - nonostante abbia capito di essere escluso dal progetto futuro - ma nulla più. Termina dopo 6 anni e mezzo la sua permanenza a Lugano.

Bislimi 3: altra delusione clamorosa. Soprattutto nel rapporto rendimento-aspettative. Non è un “10” anche se per esigenze tattiche e coperta corta Croci-Torti è lì che più spesso lo utilizza. Senza che riesca ad eccellere, in qualità ma nemmeno assist o reti. E anche da mediano, il suo ruolo, si è un po’ seduto. Non ancora un caso, ma poco ci manca.

Steffen 3,5: dopo il rinnovo di tre anni (non saranno troppi?) non riesce più a trascinare la squadra. In alcune partite sono i compagni a non dar seguito alle sue giocate, ma nel finale di campionato anche lui viene fagocitato dalla mediocrità espressa dalla squadra bianconera. Nota di biasimo extra campo: dopo 3 anni in Ticino - e in qualità anche di vicecapitano - sarebbe auspicabile iniziasse a esprimersi in italiano.

Dos Santos 3,5: arrivato dalla Challenge con l’impegnativa etichetta di MVP della categoria non è ancora riuscito ad adattarsi alle pressioni, alle aspettative ed al ritmo della nuova categoria. Qualche lampo alternato a troppi vuoti, senza paradossi fa meglio allargato sull’out che nel cuore del gioco come dovrebbe per indole e abitudine. L’unica vera grande serata è quella del ritorno degli ottavi di Conference con lo Celje.

Cimignani 3,5: anche lui, un po’ come Marques, dopo i buoni e incoraggianti segnali lanciati alla prima stagione implode e si perde. Rendimento sempre singhiozzante, passando dal campo alla panchina e viceversa. Eroe a Winterthur (due gol e un assist), altrimenti quasi sempre in affanno e incapace di sfruttare gli infortuni altrui per crescere.

Mahou 3,5: la voglia non manca, però il suo rendimento in estrema sintesi si può riassumere così: tanto fumo, poco arrosto. Scatti, finte, dribbling, ma stringi stringi porta a casa solo 1 assist in 11 presenze (e solo 1 gol in tutto il campionato).

Bottani 3,5: rispetto al 2024 più convinto e convincente. Ma in un ruolo ormai più portato alla quantità che alla giocata ad effetto e soprattutto decisiva. E poi, quel fisico sempre così vulnerabile lo obbliga obtorto collo ad avere una parte purtroppo sempre più marginale.

Koutsias 4,5: a soli 21 anni sbarca da Chicago senza esperienza né abitudine a giocare i 90 minuti. Dimostra subito fame e buoni movimenti, ma è ingeneroso e persin assurdo che debba essere il titolare di una squadra prima in classifica. Difatti il ruolo gli pesa, il killer instinct è ancora acerbo, i rimpianti superiori alle reti. Potesse crescere all’ombra di un bomber affermato sarebbe perfetto.

Vladi 3: quello visto quest’anno non è sicuramente un giocatore da squadra ambiziosa di Super League. Due gol dopo la pausa invernale, ma anche tante presenze in campo senza incidere, senza l’adeguata qualità tecnica e senza la determinazione necessaria, risultando a volte addirittura irritante.

Przybylko 2: il rigore sparato a Spiez nel retour match degli ottavi di Conference è la fotografia impietosa di un giocatore che non ha le qualità per imporsi a questi livelli, e purtroppo nemmeno il fisico per essere quantomeno utile in certi contesti. Un flop alla lunga fuori dal progetto.

Arigoni NG: tornato da Chicago non rientra praticamente mai nei piani del tecnico e nelle rarissime occasioni in cui viene impiegato si capisce anche il perché.

01:00

SL, il servizio su Lugano-YB (24.05.2025)

RSI Sport 24.05.2025, 20:59

01:42

Il servizio con Ignacio Aliseda e Milton Valenzuela (Rete Uno Sport 25.05.2025, 10h00)

RSI Sport 25.05.2025, 10:42

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