“In camera ho il poster di Phelps, ora sono a un centesimo da lui”

Noè Ponti ha cercato a lungo di scendere sotto i 50” nei 100m delfino, obiettivo che prima della finale dei Mondiali di Singapore era stato raggiunto da soli cinque nuotatori, tra i quali il leggendario Michael Phelps. Sabato il ticinese (49”83), così come il francese Maxime Grousset, ha finalmente realizzato il suo sogno e ora dunque vede il suo nome proprio accanto a quello del suo idolo. “È una bella sensazione essere a un centesimo da Phelps - ha dichiarato il locarnese - ho sempre avuto il suo poster in camera. Però ancora più incredibile è la lista di nomi di cui adesso faccio parte”.

Il confronto con i secondi viene prima di ogni pensiero per il nostro nuotatore. “Questo muro dei 50” è difficile da rompere, spesso quando lo cerchi ossessivamente non lo superi mai. C’ero riuscito in allenamento, però non è un tempo affidabile perché il cronometro parte allo stacco dal blocchetto - ha spiegato il 24enne - In ogni caso ero consapevole fin dall’anno scorso che ero in grado di nuotarlo, dovevo solo dimostrarlo”.

“Non sono mai soddisfatto al 100%, ho sempre la fame di pretendere di più. Dal momento in cui ti siedi non riesci più a progredire”, ha continuato Ponti, a cui ha fatto eco l’allenatore Massimo Meloni, che ha esteso il discorso a livello federale e che ha proposto delle piccole correzioni per consentire alla Svizzera di avere continuità di risultati. “Atleti di punta come Noè o Roman Mityukov devono essere trattati diversamente, secondo logiche di meritocrazia, gli vanno riservati determinati trattamenti speciali, di modo che un giovane sogni di diventare come loro e che la sua fame quindi aumenti”, ha suggerito il coach romano.