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Camera d’eco

La mano sinistra del buio - Ursula Le Guin

Consigliato se siete pronti a sfidare i vostri limiti e a esplorare nuovi generi

  • 14.1.2023
  • 4 min
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“Farò rapporto come se raccontassi una storia, perché mi è stato insegnato da bambino, sulla mia terra natia, che la Verità è una questione di immaginazione”. Con questo incipit inizia uno dei romanzi fantascientifici più interessanti del novecento.

Ciao, sono Michela e sono dottoranda in Italianistica presso la Ohio State University, negli Stati Uniti.

Oggi vi parlo del romanzo di Ursula Le Guin “La mano sinistra del buio”, pubblicato per la prima volta nel 1969. In Italia è pubblicato da Oscar Mondadori a cura di Nicoletta Vallorani e tradotto da Chiara Reali.

Anche se in ambito italofono è conosciuta principalmente per il ciclo di Terramare, Ursula Kroeber Le Guin è stata una delle autrici più importanti della letteratura americana del Novecento. Nata in California nel 1929, Le Guin è stata una figura di spicco della letteratura fantascientifica e fantastica e ha ispirato generazioni di scrittori e scrittrici. I suoi romanzi e racconti incentrati su temi complessi come ambientalismo, manipolazione genetica, razzismo, contatto con culture e civiltà diverse (anche extra terrestri), i rapporti e il binarismo di genere, hanno anticipato di decenni questioni che oggi sono al centro dei nostri dibattiti.

Ne “La mano sinistra del buio”, Le Guin propone una nuova forma di umanesimo che mette in discussione le nostre strutture gerarchiche e norme di genere basate sul binarismo maschile/femminile, invitandoci a ripensare a come osserviamo e ci relazioniamo con l’altro.

Lo stile narrativo di Le Guin può essere definito quasi antropologico. Questo perché il protagonista, Genly Ai, un terrano in missione sul pianeta Gethen, riporta con precisione, le sue osservazioni riguardo la cultura e società dei getheniani.

Ci troviamo in un futuro indefinito in cui il viaggio interstellare è possibile e varie popolazioni di diversi pianeti hanno creato l’Ecumene, una federazione interplanetaria che ha lo scopo di instaurare relazioni diplomatiche e scambi culturali tra i pianeti e le sue civilizzazioni.

Durante la sua permanenza su Gethen come inviato dell’Ecumene, Genly Ai ha difficoltà a relazionarsi con i suoi abitanti a causa della loro natura ermafrodita. I getheniani infatti sono esseri privi di sesso, e sviluppano apparati genitali maschili o femminili una volta al mese. Questo li rende esseri umani che sono sia uomini che donne, sia madri che padri.

Genly esplorerà la cultura e le complessità politiche di Gethen grazie all’aiuto di uno degli abitanti, Estraven, ma dovrà anche superare i suoi pregiudizi nei confronti di una società dove i ruoli di genere e l’impulso sessuale non sono fattori determinanti nei rapporti interpersonali, e dove la separazione della società, basata su una presunta predisposizione biologica degli individui, è inesistente.

Quando ero ragazzina ho letto avidamente il ciclo di Terramare, e la bravura di Le Guin non delude nemmeno in questo romanzo. Le Guin, propone un’idea di umanesimo che è davvero umano perché siamo messi di fronte alle nostre ansie più profonde, ma attraverso il protagonista riusciamo a vedere l’essere umano oltre il mero concetto di maschio e femmina:

“E avevo visto, allora, di nuovo, e una volta per tutte, quello che avevo sempre temuto di vedere, e avevo finto di non vedere in [Estraven]: che era tanto donna quanto uomo. […]mi restò, finalmente, la consapevolezza di accettarlo per quello che era. Fino a quel momento l’avevo rifiutato, rifiutato nella sua vera essenza.”

Se siete pronti a sfidare i vostri limiti ed esplorare nuovi generi, vi consiglio vivamente questo libro e tutte le altre opere di Ursula Le Guin.

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