Dedichiamo il Laser di oggi all’ Ecclesiaste, il Qoelet, libro composto da dodici capitoli contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana che ha goduto di una straordinaria fortuna letteraria: “sconcertante, libero, originale, pessimista, sorprendente nella traiettoria della rivelazione biblica” come ha osservato Gianfranco Ravasi. Si tratta di un testo che rientra nell’ambito della letteratura sapienziale, ben presente nel vecchio Testamento, che ha due caratteristiche specifiche. In primo luogo sottolinea il ruolo dell’esistenza umana nella comprensione della realtà: la voce parlante infatti non è un Dio o un profeta, ma una figura maschile che espone considerazioni derivanti dalla sua concreta esperienza. In secondo luogo il libro è espressione di un ambito interculturale che si muove tra l’Egitto e la Mesopotamia che ha dato vita ad un genere letterario basato su un’esperienza singolare che consente di proporre giudizi e valutazioni del tutto assenti in altri luoghi della Scrittura. Discutono del Qoelet, “canto del silenzio e del non senso”, al microfono di Brigitte Schwarz, il biblista Piero Stefani, tra i principali animatori del dialogo ebraico cristiano, professore di filosofia della religione all’Università di Ferrara; lo studioso di letterature comparate Piero Boitani professore alla Sapienza di Roma e all’Usi di Lugano e lo storico della Chiesa, Daniele Menozzi, ordinario di storia contemporanea alla Normale di Pisa.

"Tutto è vanità" - Un libro eterodosso dell’AnticoTestamento
Laser 23.12.2011, 01:00
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