Prima di quattro puntate: La strage di Rivera

Edizione straordinaria

Quando la cronaca diventa storia di Lorenzo Buccella e Lorenzo Mammone

  • 14 novembre 2023, 10:03

Edizione straordinaria

RSI Alla RSI 14.11.2023, 17:28

Musica drammatica. Una voce dell’Informazione RSI: “Gli imputati hanno sempre negato che si trattasse di narcodollari...”. Poi un’altra voce, quella di Lorenzo Mammone: “Fatti di cronaca che diventano storia. Avvenimenti di venti, trenta, quarant’anni fa che all’epoca furono Edizioni straordinarie”. Una terza voce di donna si aggiunge: “Non riesco a dimenticare”. Riprende Mammone: “Il tempo trascorso, quei fatti, permette di raccontarli oggi in una nuova luce. E di raccontare la loro eredità con ricostruzioni e documenti inediti. Da allora molte cose sono cambiate: le leggi, la mentalità. Quattro vicende che hanno colpito l’immaginario collettivo. Quattro racconti televisivi”. Poi una nuova voce, quella dei Promo RSI: “Edizione straordinaria. Quando la cronaca diventa storia. Prossimamente, LA 1”

Questo il teaser del nuovo programma - nato da una alleanza tra Informazione e Cultura RSI, tra fatti e approfondimenti degli stessi - che abbiamo visto in tv e online. Un programma, Edizione straordinaria di Lorenzo Buccella (Cliché) e Lorenzo Mammone (Patti chiari), che dopo aver tanto incuriosito (merito anche dell’incontro dietro le quinte in cui gli autori lo hanno raccontato a Matteo Pelli) ora finalmente debutta, il 20 novembre, con il primo dei quattro lunedì dalle 21.10 su LA 1: la prima storia evocata sarà quella de La strage di Rivera. Nelle tre settimane successive spazio a La fuga dalla Stampa (27.11), Il Ticinogate (4.12, con la strana coppia Cuomo-Verda, il malavitoso e il giudice) e infine, lunedì 11 dicembre, La Pizza Connection


Edizione straordinaria, quando la cronaca diventa storia è una operazione, un progetto che, forse mai come in questo caso, unisce le forze di due Dipartimenti, quelli appunto di Informazione e Cultura: una sinergia di autori e registi. Questo approccio si riverbera nella struttura stessa della trasmissione in cui fatti e interpretazioni si presentano intrecciati alle spettatrici e agli spettatori. Questi casi drammatici hanno infatti finito per costringere la nostra comunità a riflettere, a migliorare leggi e a potenziare flussi giuridici e misure di sicurezza. Un’operazione globale che ha tentato di far nascere qualcosa di positivo da abissi di partenza tanto negativi. 

Riflettori dell’attenzione quindi sul primo racconto televisivo, quello di Rivera. Era il 4 marzo 1992: “Una giornata di ordinaria follia” come avevano riassunto i mass media dell’epoca. Succede tutto all’improvviso, molto rapidamente, tra le 19.25 e le 20.25 di un mercoledì. A Cimo, un uomo esce di casa imbracciando un kalashnikov automatico. Ha 37 anni, si chiama Erminio Criscione. È di origine siciliana, da lungo tempo vive in Ticino. Professione: agente di commercio, alle spalle una vita solitaria. Casa, lavoro, pochi amici. Ma soprattutto fino a quel momento nessuno screzio rilevante con persone di sua conoscenza. Fatto sta che quel mercoledì entra nella sua Subaru blu, accende il motore e parte, con un piano in testa, un progetto folle: una lista di persone da uccidere. Nella lista ci sono anche personaggi di spicco della politica ticinese. C’è rabbia e desiderio di vendetta, figlio di una frustrazione senza più argine. Poco dopo le sette di sera l’uomo bussa alle porte di una prima abitazione a Origlio. La porta si apre, lui spara. Tre colpi alle gambe. Non appena la persona cade a terra, ferita, Criscione scappa. Di seguito si sposterà a Rivera, frazione Soresina, poi a Massagno prima di consegnarsi al posto di polizia di Camorino. Si scopre allora di presunti guai finanziari, ma soprattutto emerge una certezza: Criscione ha scelto i suoi obiettivi, con tutti aveva avuto rapporti di lavoro. Alla fine, saranno sei le vittime, ma le motivazioni complete alla radice di quest’azione folle non arrivano al fondo della verità: pochi giorni dopo l’arresto l’assassino viene trovato impiccato nella sua cella. L’autopsia rivelerà che era stato duramente percosso, ma da quel 9 aprile del 1992, l’ora del suo decesso, molte cose cambieranno nella percezione di una regione fino ad allora tranquilla e non abituata a questo tipo di disgrazie. 


La “Strage di Rivera” innesca una discussione che porta a effetti concreti nel commercio e nella vendita di armi sia nel Canton Ticino che in Svizzera. Da lì in poi le restrizioni in quel campo saranno molto più severe, anche se poi altri eventi di questo tipo macchieranno la cronaca svizzera (la strage di Zugo del 27 settembre 2001, su tutti) e riproporranno gli stessi interrogativi. 

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