Del racconto della vita di un artista quando narrato in prima persona si dice comunemente trattarsi di un’autobiografia. Ma questa che esce per Casagrande pur scritta dalla stessa Meret Oppenheim, è un racconto in terza persona e ha un taglio insieme distaccato come un curriculum e intimo come una pagina di diario. Un paradosso forse solo apparente che ci spiega Lisa Wenger, nipote della Oppenheim e curatrice del volume.
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