Il disagio giovanile può assumere varie forme; gli adolescenti di oggi, la così detta generazione “ZETA” è stata definita da uno psicologo americano la “generazione ansiosa”, pensando all’impatto dei social network e dei dispositivi digitali sulla salute mentale dei più giovani, causando tra le altre cose dipendenza e paura del confronto sociale. E questa “riconfigurazione” imposta dai nuovi media si inserisce nel lungo e complesso cammino che porta alla costruzione delle propria identità, oggi come non mai, sempre più fluida. Ma come viene definito il “disagio” giovanile? Da quali fattori è influenzato? In che modo l’ecosistema mediatico contribuisce anche a costruire una propria identità?
Ne abbiamo parlato con Eleonora Benecchi e Elena Bùday. La prima è docente e ricercatrice presso l’Istituto di Media e Giornalismo dell’Università della Svizzera italiana, dove dirige il Bachelor in Scienze della comunicazione. Studiosa di culture digitali e fan communities, protagoniste del suo ultimo libro Di chi è questa storia, guida un progetto finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero che indaga le comunità di appassionati frequentate da giovani e bambini, con particolare attenzione ai processi di inclusione ed esclusione sociale. Da anni si occupa dell’impatto dei media tradizionali e delle tecnologie digitali sulle giovani generazioni; la seconda è psicologa e psicoterapeuta dell’adolescenza. Socia dell’Istituto Minotauro, che ha sedi a Milano e Padova; insegna presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Adolescente e del Giovane Adulto. Si occupa di attività clinica, di ricerca, formativa e didattica. Autrice di diverse pubblicazioni (i più recenti): insieme a Sofia Bignamini ha pubblicato nel 2023 per Franco Angeli Editore Adolescenti fluidi. Percorsi evolutivi dell’identità di genere ; per lo stesso editore nel 2020 è uscito Costruire l’identità.
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