Il giardino di Albert

Città viventi

Con Gabriele Manoli e Stefano Mancuso

Città viventi

Pensare alle città come organismi viventi: dall’avvento delle megalopoli in occidente, molti romanzi hanno paragonato la città a un organismo vivente. E non solo la letteratura: anche la ricerca urbanistica e la scienza si sono interessate a questa analogia con l’obiettivo di comprendere meglio le leggi che governano le città e risolvere la complessità insita nella pianificazione urbana.

Uno studio condotto al Politecnico di Losanna, ha identificato “leggi universali” che governano la forma e il funzionamento delle città, indipendentemente dal contesto geografico, politico o storico. E se la chiave dello sviluppo urbano sostenibile risiedesse nel “metabolismo” stesso delle nostre città? Ne parliamo con Gabriele Manoli, direttore del laboratorio sui sistemi urbani e ambientali dell’EPFL e Stefano Mancuso, botanico e docente di arboricoltura generale ed etologia vegetale all’Università di Firenze che, tra i vari libri, ha pubblicato un saggio dal titolo Fitolpolis – la città vivente.

Con lui faremo un ulteriore passo in avanti: il modello di funzionamento urbano che abbiamo sviluppato, sta conducendo a una crisi globale delle città a causa della loro crescente insostenibilità economica, sociale e ambientale, c’è un’alternativa è possibile? Secondo Mancuso si, ed è “Fitopoli”, dal greco PHITON (pianta) e POLIS (città). La città delle piante - neologismo creato dallo stesso Mancuso - è città che si ispira alle leggi dei vegetali, una città più verde, più vivibile e più sostenibile: un luogo in cui potremmo risanare quella frattura tra uomo e natura che noi stessi abbiamo creato.

Scopri la serie

Correlati

Ti potrebbe interessare