Di lui hanno scritto e parlato le testate giornalistiche di mezzo mondo, dal “New York Times”, al “Guardian”, da “Le Monde” a “Die Zeit” alla “Neue Zürcher Zeitung”. La sua vicenda è diventata un caso internazionale e ne è stato tratto un docufilm dal titolo “The Researcher” (di Paolo Casalis) apparso lo scorso anno con questa presentazione: Gianluca Grimalda, ricercatore universitario, licenziato per essersi rifiutato di prendere un aereo. Lo ha fatto per risparmiare 5 tonnellate di CO2 e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause del cambiamento climatico. La storia di Grimalda è diventata ancora più significativa, quando a gennaio 2025 – dopo che migliaia di scienziati avevano firmato un documento in suo favore – ha fatto scalpore la notizia che al ricercatore italiano è stato riconosciuto da un tribunale tedesco il diritto a un risarcimento per licenziamento ingiustificato dall’istituto di economia mondiale di Kiel per il quale lavorava. Pur non avendo riottenuto il suo posto, il suo rifiuto di prendere l’aereo per rientrare dall’Isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, è stato riconosciuto come legittimo. I circa 40 mila km percorsi tra andata e ritorno senza aerei sono valsi a Grimalda un riconoscimento internazionale che forse neppure lui immaginava. Nel caso Grimalda – ha dichiarato l’economista dell’Università di Losanna e autrice Ipcc Julia Steinberger - il sistema giudiziario ha dimostrato una maggiore comprensione della nostra realtà di conclamata crisi climatica rispetto a un istituto di ricerca. «La comunità scientifica e la società civile di tutto il mondo – ha aggiunto la ricercatrice svizzera - dovrebbero essere grate al dottor Grimalda per aver seguito la sua coscienza e aver portato avanti questa causa contro l’istituto di Kiel».
Gianluca Grimalda continua a lavorare come economista comportamentale e ricercatore sull’impatto dei mutamenti climatici sulle popolazioni della Papua Nuova Guinea e a non prendere l’aereo per viaggiare.
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