Nelle arti, nella poesia è innato il principio della sfida. Non tanto la ricerca di quel “nuovo” che il ‘900 ha addirittura feticizzato. C’è ben altro in gioco. Paradigma stesso di questa eterna, ricorrente e intramontabile sfida è il binomio parola-musica. Oggi il web ci mette milioni e milioni di brani a portata di mano. Più che meravigliosa, la prospettiva è spaventosa. Eppure, come da sempre, un giorno ti si fa incontro qualcosa che ti lascia a bocca aperta e ti commuove, dove antico e nuovo, sorpresa e reminiscenza ballano insieme felicemente.
Da millenni Lyra è sinonimo di musica e canto fusi insieme. E così si intitola l’album da poco uscito per l’etichetta Artesuono, e che vede insieme la voce di Elsa Martin e il pianoforte di Stefano Battaglia. Ma il senso della sfida sta nel fatto che il canto intona le parole di Pier Paolo Pasolini, del Pasolini poeta e, più precisamente, delle sue poesie in lingua friulana, ossia le creature più fascinose, enigmatiche e anche musicali di un autore per il quale la vita fu una sfida continua. Il modo in cui Martin e Battaglia, dopo altre esperienze con la poesia di Pasolini, sia insieme sia autonome, ritornano a lui, ha qualcosa di magico. Parlare di “canzone” è troppo limitativo. L’improvvisazione ha un che di liberatorio, la forma sembra dissolversi, e mentre le parole sembrano naufragare nella musica, la poesia si trasfigura in una melopea altrettanto poetica. Quasi a dirci che le forme del canto sono infinite.
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