In Sudan del Sud sono passati quasi 8 mesi dalla firma dell’accordo di pace a Khartum, che ha sancito la fine di una sanguinosa guerra civile iniziata per una lotta di potere nel dicembre del 2013. Nei 5 anni di conflitto che hanno fatto centinaia di migliaia di vittime e costretto altrettante persone a rifugiarsi nei campi di protezione creati dall’ONU o nei Paesi limitrofi, decine di migliaia di bambini sono stati vittime di abusi e costretti a combattere, vivendo traumi che difficilmente dimenticheranno. Fra di loro, anche molte ragazzine. Dopo la fine del conflitto, la piaga non è sparita e UNICEF calcola che circa 19 mila minorenni siano ancora fra i ranghi di entrambi gli schieramenti. Con il sostegno del Governo di Giuba e attraverso un programma di reintegrazione sociale e di sostegno psicologico, cerca oggi di congedarli anche se le sfide sono molte e non tutti i ragazzi ne hanno accesso. Sono molti infatti, coloro che sono stati espulsi dalle proprie comunità, impaurite da un loro ritorno, o sono fuggiti nei paesi limitrofi nei numerosi campi rifugiati, trovando un ambiente ostile e restando soli con i loro incubi. Viaggio di Filippo Rossi nel cuore del Sudan del Sud per far rivivere le brutalità vissute dai bambini e capire le cause che hanno fatto del Paese più giovane del mondo anche nel quello con il maggior numero di bambini soldato.
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