«Fumo di fumi / dice Qohélet / Fumo di fumi / Tutto non è che fumo». È l’inizio del rotolo di “Qohélet” nell’ultima versione/rivisitazione di Guido Ceronetti, pubblicata da Adelphi. Nel Laser odierno, curato da Antonio Ria, Ceronetti accompagnerà l’ascoltatore nell’avventura della scoperta di “Qohélet / Ecclesiaste” attraverso la sua esperienza di comprensione e traduzione, di scavo. Una convivenza che dura una vita, dal 1955, oltre cinquant’anni di «duello conradiano», di confronto instancabile con questo «libro assoluto», come lo definisce: un «tumulto verbale» di «disperata lucidità». Non a caso la sua prefazione all’edizione Adelphi ha per titolo «Tradurre Qohélet/ Quasi un’autobiografia»… Per lo scrittore italiano “Qohélet” non è tanto «un rotolo di vecchia scrittura», quanto «un’escrescenza impetuosa di vita cosmica»; «roccia vulcanica, cristalli, cascata sotterranea, contorto ulivo, luce piovosa». Alle fine, un libro «sovvertente» e che quindi anche oggi, anzi proprio oggi va tirato fuori dalla «sterminata necropoli biblica». Ecco perché, secondo Ceronetti, è importante leggere e rileggere oggi “Qohélet”, «fame di vento, fame di soffio, di respiro, di sollievo, di ossigeno, di energia: un arsenale di medicazioni». E conclude: «Un testo come questo deve muggire e lacerare come un profeta, “perdere i cardini”, per sfuggire all’annientamento, per regalare pace».

Il “Qohélet” di Guido Ceronetti: «un arsenale di medicazioni»
Laser 20.12.2011, 01:00
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