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Michel Pastoureau ha indubbiamente un grande merito: quello di saper associare il rigore accademico alla passione, all’amore per l’oggetto delle sue ricerche. Nato nel 1947, direttore di studi alla prestigiosa quarta sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes, questo grande medievista può contare nella sua biografia una quarantina di opere sui suoi argomenti di predilezione: l’araldica, la numismatica, la simbolica e i bestiari medievali. Oltre a quello che lo sta occupando in questi ultimi anni: la storia dei colori. Tra le sue numerose pubblicazioni, “Les couleurs de nos souvenirs” a cui è stato conferito il premio Médicis Essai 2010, “Bleu”, “Noir. Histoire d’une couleur”, "Le petit livre des couleurs". Una passione che si legge in filigrana quando parla della sua predilezione per il verde, quando sottolinea che il rosso "è un colore orgoglioso", quando indaga sui ribaltamenti della storia: nel tardo medioevo il blu da colore femminile diventa maschile, il rosso segue il percorso opposto. Quando si interroga sulle ragioni che fanno diventare il nero, colore della morte o dell’austerità, il colore dell’estremismo politico. O quando constata che quasi ovunque il blu è il colore preferito dalla maggioranza e che comunemente viene percepito come rassicurante. Indaga da storico, ma sempre ha in mente i suoi ricordi, i colori impressi nelle mente, con l’intensità che ricorda la memoria olfattiva di Proust. Ecco perché la sua analisi, che proponiamo qui nella forma dell’intervista concessa a Rete Due, promana, vivido, un entusiasmo che ci accompagna e trasporta nella storia, che è anche la nostra storia.
Prima emissione 04 marzo 2013
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