“Spiritualmente siamo tutti semiti”: così scriveva Pio XI negli ultimi anni della sua vita convinto che il totalitarismo nazista e fascista potesse essere fermato dal Vaticano. Eletto papa nel 1922 all’inizio era stato favorevole, come molti suoi contemporanei, all’avvento dei regimi totalitari che considerava un baluardo contro il comunismo e la modernità laica e liberale. Nel 1933 sottoscrive il Concordato tra il Terzo Reich e la Santa Sede per poi condannare con l’Enciclica “Mit brennender Sorge” il nazismo e il razzismo neo-pagano. Nel 1938 il papa decise di far preparare un’altra enciclica, significativamente intitolata “Humani generis unitas”, allo scopo di giungere ad una censura esplicita dell’antisemitismo “razziale”. Le bozze non arrivarono mai sul suo tavolo e nel 1939, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, Pio XI morì, sicché quel documento non vide mai la luce. La vicenda del papa che, anche senza l’appoggio della curia romana, non esitò a mutare la sua linea del governo, mostrandosi pronto a portare la chiesa ad uno scontro con il totalitarismo nazista e fascista, verrà rievocata dallo storico Giovanni Miccoli, emerito di storia del cristianesimo all’Università di Trieste, autore di ricerche sull’antisemitismo cristiano e l’atteggiamento della Chiesa verso gli ebrei nel Novecento.
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