Dalla "rivoluzione bianca" del 2011-2013, con le violente repressioni e gli arresti arbitrari di Piazza Bolotnaya, alle recenti proteste di massa nella capitale per l'esclusione di alcuni candidati dell'opposizione alle ultime elezioni comunali: vecchie e nuove generazioni in Russia continuano a opporsi alle sistematiche violazioni dei diritti umani, ai brogli elettorali, alla corruzione. Una situazione critica, quella che si vive nel Paese, dove anche la libertà di stampa è stata fortemente limitata dall'ultima legge firmata dal presidente Vladimir Putin lo scorso 3 dicembre; una legge che identifica come “agente straniero” chiunque, giornalista o attivista, riceva fondi dall'estero o diffonda notizie di organi di stampa stranieri inseriti, per questo, in apposite liste come “agenti stranieri”. Un termine che ha il sapore della vecchia Unione Sovietica e che riporta agli anni in cui si utilizzavano simili etichette per mettere a tacere i dissidenti politici.
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