Benjamin Britten
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L’umanissima spiritualità di Benjamin Britten (5./5)

Un ciclo di 5 puntate di Alessandro Macchia

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  • Gaia Varon
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Alessandro Macchia, anglista e studioso di Benjamin Britten, ci accompagna in un viaggio dentro la musica e l’anima di Benjamin Britten, mostrando un lato meno conosciuto del compositore britannico: una spiritualità che, come un filo sottile e nascosto, attraversa la sua produzione artistica. Non si tratta di un cristianesimo tradizionale o “da chiesa”, quanto di una nozione del sacro che vive dentro l’esperienza umana, nel dolore, nell’amore, nei gesti semplici. Macchia racconta come, negli anni Sessanta, Britten inizi a comporre una trilogia di opere che sembrano vere e proprie “sacre rappresentazioni”. In queste, la musica diventa quasi una preghiera, o forse una domanda aperta rivolta al mistero. E non è un caso: in quegli anni, Britten si confronta sempre di più con temi esistenziali, spinto anche dalla perdita di figure importanti come il poeta Auden, suo amico e guida spirituale. Questa attenzione all’umano, questa ricerca di senso in mezzo al dolore del mondo, che lo avvicina al pensiero personalista, affiora però anche in altre pagine, dall’opera alla musica strumentale, al cui ascolto Macchia ci accompagna.

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