Le opere brevi, si sa, sono un gran grattacapo per la programmazione teatrale. Evitarle non si può! E nemmeno riproporle nelle usate - e talvolta abusate – combinazioni. Che fare, dunque? Meglio sparigliare le carte e studiare inauditi dittici, che daranno filo da torcere ai critici, per cercare labilissimi legami simbolici e conforteranno il pubblico con la promessa di nuove proposte bilanciate da solide sicurezze. Nasce così, si direbbe, l’accoppiata di titoli che inaugurerà la stagione di Lugano Musica 2025/26, composta da La voix humaine di Francis Poulenc e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Coppia iniqua, per alcuni, ma non per Emma Dante che firma la regia dello spettacolo e nemmeno per Francesco Cilluffo che lo dirige. Aspettando il debutto al LAC del 15 settembre, ci prepariamo all’ascolto dialogando con Andrea Amarante, direttore generale del LAC, con Federico Lazzaro, professore di musicologia all’Università di Friburgo e con il soprano Fiorenza Cedolins, che debuttò nel 1993 proprio in Cavalleria rusticana, in una produzione già allora in dialogo con La voix humaine.
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