Sipario, applausi, inchini, frac e farfallino: tutti stereotipi del concerto “classico”, che sopravvivono oppure si modificano molto lentamente. Al termine, tutti vanno verso casa e, spesso, la modalità sempre uguale del concerto genera difficilmente nuovi incontri, dibattiti, scambi. Alla luce di queste considerazioni, ha ancora senso il rito del concerto, così come lo conosciamo? E come mai l’ambito classico è così differente nelle sue rappresentazioni rispetto al mondo del jazz o della world music o ancora della pop?
Un interessante tema sul quale dibattere assieme al pianista e compositore Massimo Giuseppe Bianchi e al musicologo e studioso Giordano Montecchi.
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