Non senza qualche vivace polemica, è giunto nel pieno del suo svolgimento il festival che, nei luoghi verdiani per eccellenza e fino al 16 ottobre, si prefigge di presentare interpretazioni verdiane aggiornate sotto ogni aspetto che fungano quasi da riferimento, da pietra di paragone. Ma oggi più che mai lo standard dell’interpretazione verdiana è un campo di discussione aperto. Da una parte vediamo le esigenze della filologia e della ricerca di autenticità, proclamate a parole dall’entourage del festival, ma difficili da soddisfare, anche per ragioni pratiche ed economiche (gli strumenti, la formazione dei complessi e degli interpreti). Dall’altra ci sono le ragioni di una tradizione che di fatto si è formata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e che, consacrata dalla discografia, ha creato uno standard di gusto e di prassi esecutiva che non può essere messo in discussione senza scontentare un pubblico sostanzialmente conservatore. Paolo Borgonovo e Giovanni Conti ne parlano oggi a “Voi che sapete” con Carla Moreni, critico musicale, e Gaia Varon, musicologa e conduttrice radiofonica.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703515