Divisioni di settembre
Prima qualche riga sui media provinciali della Florida, poi un gruppo su Facebook, un video su Youtube, la televisione locale e poi il mondo. Tutti a parlare di e con Terry Jones, sconosciuto e ininfluente pastore che ha messo in scacco La Casa Bianca con la sua riprovevole iniziativa di voler bruciare il Corano. Non lo ha fatto, ma la sua intenzione, dalla profonda provincia, è entrata con prepotenza in quel momento di dolore supremo ed unione per gli Stati Uniti che è la celebrazione delle vittime degli attacchi dell’11 settembre, ed ha creato divisione. Un momento duro per la nazione America e per il mondo; un momento politicamente delicato soprattutto per il presidente Barack Obama che, come lo scorso anno dal Pentagono, a nove anni dalle stragi, si è trovato nell’obbligo di calmare le ire del mondo mussulmano rassicurando nel contempo l’America, ancora ferita. Omaggio alle vittime e appelli alla tolleranza religiosa. «Non siamo in guerra con L'Islam. Non è stata una religione ad attaccarci l'11 settembre. L'attacco è venuto da Al Qaida, un gruppo raffazzonato di persone che pervertono la loro religione». Per la prima volta, in un anniversario che finora aveva unito l'America, sono emerse divisioni e tensioni con dimostrazioni contrapposte a New York sul controverso progetto di costruire una moschea nelle vicinanze di Ground Zero. Una moschea? Anche su questo punto i media hanno giocato il loro ruolo deformante. Tutti parlano di moschea, ma nessuna moschea è prevista, solo un centro interreligioso di preghiera. Di America, di memoria, di giornalismo parleremo domani con con i professori Anna Lisa Tota, Massimo Teodori e Marcello Foa.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703681