L’uso di telefonini connessi a internet, gli smartphone, si diffonde sempre più fra i giovani. E la politica si interessa sempre più di quanto i giovani fanno e possono fare nel mondo digitale. A livello ticinese sono appena state consegnate le firme per l’iniziativa popolare che mira a vietare di portare a scuola dispositivi connessi, a cominciare dagli smartphone.
Intanto in Australia entrerà in vigore a giorni il divieto di usare i social media per i minori di 16 anni.
Una discussione che contrappone chi chiede di proteggere la gioventù grazie ai divieti e chi ritiene che la soluzione migliore sia puntare su prevenzione e educazione, anche a scuola. Senza dimenticare che la scuola è solo uno degli ambiti chiamati in causa. Altrettanto importanti sono i ruoli della società, dell’economia e delle famiglie.
A Modem intervengono sul tema:
Rosalba Morese, Rosalba Morese, ricercatrice e docente in psicologia e neuroscienze sociali all’USI
Giorgio Fonio, Consigliere Nazionale ticinese del Centro e fra i promotori dell’iniziativa “Smartphone: a scuola no!”
Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino
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