Ha suscitato sgomento e inquietudine in tutta Europa l’assassinio di Oliver Ivanovic, noto leader politico dei serbi del Kosovo, ucciso a colpi d'arma da fuoco martedì a Kosovska Mitrovica, la parte settentrionale a maggioranza serba della città.

Un killer incappucciato, a bordo di un’automobile ha freddando l'esponente politico quando stava per entrare nella sede del suo partito 'Iniziativa Civica'.

L'uccisione di Oliver Ivanovic rischia di far salire in modo preoccupante la tensione interetnica, sempre latente in Kosovo nei rapporti tra maggioranza albanese e minoranza serba. Ivanovic da pochi mesi aveva ritrovato la libertà dopo aver trascorso quasi tre anni in carcere in Kosovo con l'accusa di crimini di guerra. Il rilascio dell'uomo politico era avvenuto dopo l'annullamento della sentenza di primo grado che l’aveva condannato a nove anni di reclusione e per lui si stava preparando un nuovo processo.

Dopo l'uccisione di Oliver Ivanovic, il governo di Belgrado ha deciso di ritirare la propria delegazione impegnata da oggi a Bruxelles in una nuova sessione di negoziati a livello tecnico con rappresentanti del Kosovo. In effetti la Repubblica di Serbia non ha mai riconosciuto la dichiarazione d’indipendenza adottata dal Kosovo nel febbraio del 2008 e quindi il dialogo tra Belgrado e Pristina si tiene con la mediazione dell’UE.

Chi dunque ha voluto eliminare questo uomo politico ritenuto aperto al dialogo? A quali fini? Che conseguenze avrà questo omicidio, sul piano locale, regionale e internazionale?

A Modem intervengono:

Daniel Bochsler, politologo, esperto di processi di democratizzazione;

Francesco Martino, analista dell’Osservatorio Balcani e Caucaso;

Tomas Miglierina, corrispondente da Bruxelles della RSI;

Dragan Petrovic, collaboratore RSI da Belgrado

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