È la quarta volta che Terry Blue passa da Confederation Music e, di nuovo, la storia è diversa, come se il cambiamento (oltre alla missione e alla vocazione artistica) fosse il carburante di questo sodalizio pieno di novità e prospettiva.

L’ultimo album di Terry Blue è “Lakewoods” (Another Music Records/Safe Port Production ), un disco sperimentale, magnificamente strano e lontano dal folk più primitivo del precedente “Chronicles Of A Decline”. Elettronica più prominente, utilizzo dell’effetto reverse e una voce, quella di Leo Pusterla, più nascosta nel mix e usata anche come strumento musicale: il nuovo corso stilistico di Terry Blue, oltre ad essere determinato dal contributo sempre più importante di Eleonora Gioveni, è favorito anche dalle opportunità offerte dallo studio di registrazione casalingo di Safe Port Production come, naturalmente, da una sempre crescente consapevolezza di ciò che si sta facendo di come lo si fa.
“Lakewoods” è un album meno autoreferenziale dei precedenti, forse l’opera più politica realizzata finora. Lo sguardo di Terry Blue è rivolto più verso l’esterno che l’interno, verso le contraddizioni del mondo che ci circonda.

In questo disco volutamente oscuro e stridente (come i tempi in cui viviamo) i “Lakewoods”, i boschi di lago che abbandoniamo in gioventù e verso i quali poi torniamo, ci accomunano.

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