Contiene qualcosa di magico. Ci può ammaliare, conquistare, sedurre. Lo stile conferisce a cose e persone una riconoscibilità, un carattere, un segno distintivo. La questione è nota ai grandi sociologi che ne hanno fatto un punto chiave di studio della società. L’apparenza, intesa come dimensione performativa e simbolica, è un linguaggio silenzioso ma eloquente, capace di raccontare molto più di quanto le parole possano esprimere. È ciò che ci permette di manifestarci al mondo, già solo perché abbiamo un corpo che appare e attraverso cui ci facciamo riconoscere. Nella vita sociale, essere è anche essere percepiti, ovvero esistere nell’immagine che gli altri hanno di noi. Il modo in cui ci presentiamo pubblicamente, la nostra immagine, fatta di sembianze, colori, sensazioni, profumi ma anche di accessori e outfit - viene colta dai sensi degli altri e valutata, contribuendo a plasmare la nostra identità. Anche di questo si occupa lo studio dell’Estetica sociale, che ci invita a guardare la società riscoprendo tutto il potere delle apparenze sensibili. La comunicazione non verbale poi comprende il linguaggio del corpo, fra i più eloquenti, fatto di gesti, espressioni del volto, sguardi, sfumature della voce e posture che racchiudono un universo di significati e hanno molto da dirci.
Ne parliamo con Barbara Carnevali, Directrice d’études in Filosofia presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi e docente di Estetica sociale all’’Università della Svizzera italiana, e con Marino Bonaiuto, Professore ordinario di Psicologia Sociale presso la Facoltà di Medicina e Psicologia di Sapienza Università di Roma e già Presidente del Corso di Studio magistrale in Psicologia della comunicazione e del marketing.
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