Uno studio condotto dall’Università di Zurigo e pubblicato a settembre come anticipazione dell’annuario della “Qualità dei media 2022”, che sarà presentato lunedì prossimo 24 ottobre, ci dice che i giornalisti e le giornaliste hanno subito numerose pressioni esterne tra il 2020 e il 2021, periodo pandemico dove si è capito molto bene l’importanza di un’informazione di qualità.
Quasi la metà degli intervistati ha anche dichiarato di essere stato oggetto di discorso d’odio via mail o social network, un dato che concorre insieme agli altri a peggiorare il clima di lavoro per i professionisti dei media. Il mestiere di giornalista, pur esercitando ancora un grande fascino, sembra aver perso il riconoscimento del ruolo importante che gioca per la democrazia, per la pluralità dell’informazione, per la lotta alle fake news e per la formazione delle opinioni nella cittadinanza.
Un altro dato, emerso questa estate, ci dice infatti che in Svizzera ci sono sempre meno giornalisti e si sono dimezzati i diplomati al MAZ, la scuola di giornalismo di Lucerna. Forse non è il caso della Svizzera italiana, ma i professionisti della carta stampata a Sud delle Alpi, assieme ai loro colleghi svizzero tedeschi, sono confrontati con la mancanza di un contratto collettivo di lavoro da oltre 15 anni e non hanno beneficiato di alcun aumento salariale. Come tutelare meglio le condizioni di lavoro dei giornalisti nel contesto attuale? Come evitare che le difficoltà degli editori e del modello di finanziamento dei media, entrato in crisi con il crollo delle entrate pubblicitarie, compromettano la qualità dell’informazione?
Ne parliamo con:
Roberto Porta, giornalista e presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti (ATG), antenna regionale di impressum
Nicola Morellato, segretario settore stampa e media elettronici di syndicom
Rocco Bianchi, giornalista e presidente del settore stampa e media elettronici di syndicom
Colin Porlezza, professore di giornalismo digitale all'Istituto media e giornalismo dell’USI ed esperto del sistema mediatico svizzero, membro della Commissione federale dei media (COFEM)
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