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Stephan Lichtsteiner, tra shock culturali e aneddoti da Nazionale

L’ex terzino ha ripercorso la sua formidabile carriera con Armando Ceroni e Nicolò Casolini

  • 24 novembre, 14:58
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Pochi sanno che, in gioventù, viveva in un appartamento a Höngg, nei pressi di Zurigo, insieme a Carlos Da Silva e a Mattia Croci-Torti, con cui dice di non aver trascorso troppo tempo in comune al di fuori di quelle quattro mura. Tanti, al contrario, ne conoscono e riconoscono l’incredibile carriera: Grasshopper, Lille, Lazio, Juventus, Arsenal, Augsburg e... Svizzera. Tanta Svizzera. Stiamo parlando logicamente di Stephan Lichtsteiner, oggi allenatore del Wettswil-Bonstetten in Prima Lega, ospite d’eccezione di una nuova puntata de Larmandillo.

Sollecitato da Armando Ceroni e Nicolò Casolini, Lichtsteiner ha ripercorso il suo viaggio calcistico, tappa dopo tappa. Tra sconfitte e vittorie, si è logicamente soffermato sul suo trascorso in Serie A. È stato lui, contrariamente ad ogni previsione, a siglare il primo gol ufficiale nella storia dello Juventus Stadium: “È stato l’inizio di un ciclo molto importante dopo diversi anni difficili per la Juve. Quella rete? Con Pirlo bastava correre, che il pallone prima o poi arrivava. Ne abbiamo fatti parecchi così”.

L’inizio di un percorso che lo ha fatto diventare lo straniero che ha vinto più Scudetti in Italia, 7 in 10 anni con i bianconeri. “Ma di sicuro non sono stato il più forte”, ha risposto ridendo. Non ha vinto, nonostante due finali, la Champions League. Ha vinto, prima ancora, la Coppa e Supercoppa Italia con la Lazio. Una squadra che lo ha accolto in un nuovo paese e in una città dove la passione per il calcio è enorme. “Tra mani in faccia, autografi e foto richieste durante le cene, lo shock culturale è stato forte, ma sono stati anni intensi e pieno di ricordi”.

Era partita male, se così si può dire, l’avventura con la Nazionale: “Sì, la scelta di Kuhn di non portarmi al Mondiale 2006 in favore di Degen mi ha deluso, anche perché al Lille giocavo tanto e bene”. Un’esperienza tornata utile per il futuro, che ha consegnato agli album dei ricordi, tra imprese e le varie delusioni degli ottavi, anche la famosa esultanza delle aquile contro la Serbia. “Perché mi sono unito a Xhaka e Shaqiri? Perché in quella Nazionale c’era tanta solidarietà, qualcosa che invece non abbiamo ricevuto dal nostro paese e dai media, che volevano punirci. E di quel gesto, mi ricorderò per sempre di un avvocato albanese disposto a pagare la multa di 30’000 Euro per i nostri cartellini...”.

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Tra shock culturali e aneddoti da Nazionale - Stephan Lichtsteiner

RSI LARMANDILLO 24.11.2025, 12:38

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