Dall'inviato Severino Piacquadio
Chissà quali parole avrebbe utilizzato Mario Sepulveda Espinaze, se fosse stato nello spogliatoio di Belo Horizonte a guardare i giocatori cileni stremati, afflitti, disperati dopo essere stati eliminati dal Mondiale. Chissà come li avrebbe rimessi in piedi, nella testa più che nelle gambe ormai prive di ogni energia. Mario Sepulveda Espinaze è stato il leader e portavoce dei 33 minatori rimasti incastrati a 700 metri di profondità per più di due mesi, 4 inverni fa, 2010, altro inverno Mondiale, un altro inverno all’inferno per la Roja agli ottavi di finale, allora come oggi, contro il Brasile. Prima della partenza della squadra per la Coppa del Mondo, Sepulveda, nel frattempo riqualificatosi come motivatore aziendale, aveva caricato giocatori e tifosi con un video nel quale appariva assieme ai suoi 32 ormai ex colleghi di lavoro. Tornati tutti insieme alla miniera dell’accampamento Esperanza a San José, vicino al deserto di Atacama, per raccogliere la terra in un barattolo e consegnarla alla squadra, affinché la spargesse sul terreno scelto per gli allenamenti in Brasile, quello del Cruzeiro, a Belo Horizonte.
Chissà cosa avrebbe detto Mario Sepulveda Espinaze a Gonzalo Jara, il quinto rigorista che neppure sarebbe dovuto andare sul dischetto, se Vidal e Medel avessero avuto il fisico integro e fossero rimasti in campo fino alla fine. La terra del Mineirao non era quella del campo del Cruzeiro dove la nazionale cilena poteva contare sulla polverosa sabbia della miniera di San José. E a Gonzalo Jara la terra del Mineirao è tremata sotto i piedi, come accadde in Cile due anni prima del Mondiale casalingo del 1962, quando il terremoto uccise non meno di 3000 persone, come nella tragica replica di cinquant’anni dopo che causò circa 500 vittime. Palo. Peggio, palo interno e palla che attraversa in orizzontale la porta restando parallela alla linea. Millimetri, più che centimetri. Pazzesco.
Per un cileno niente è impossibile, urla Mario Sepulveda Espinaze nel video dedicato alla nazionale di calcio. Una cosa però sembra preclusa ai cileni. Battere il Brasile a un Mondiale. Mai come stavolta la Roja ci è andata vicina. Mai come stavolta fa male. Per la traversa di Pinilla al 120’. Per il già citato palo di Jara all’ultimo respiro dell’ottavo di finale più bello della storia della Coppa del Mondo. I minatori la morte l’hanno sconfitta, urla Sepulveda nel video, la morte vera. La nazionale di calcio, tempo qualche ora, supererà la distruzione morale che l’affligge, e si renderà conto che sportivamente non è morta. Anzi, è entrata nella leggenda dei Mondiali. Nella leggenda dei perdenti, e per questo ancora più amati, e ricordati per sempre.








