Moto

Marc Marquez e quell’intrinseca necessità di essere stupiti

Uno dei più grandi ritorni nella storia dello sport non fa l’unanimità

  • 2 ore fa
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Abbracciato al settimo trofeo della MotoGP

Abbracciato al settimo trofeo della MotoGP

  • Keystone
Di: Elias Bernasconi 

La stagione 2025 della MotoGP è finita troppo presto, e la colpa è di Marc Marquez. A dirlo, con la loro limpida incontestabilità, sono i numeri: 11 vittorie domenicali, 14 vittorie nelle gare sprint, 15 podi totali in 18 Gran Premi corsi. Cifre da capogiro che hanno portato il 32enne spagnolo a festeggiare in Giappone, con ben 5 gare d’anticipo, il settimo titolo nella classe regina; proprio come l’eterno rivale Valentino Rossi.

Dal GP di Sepang del 2015, quando la narrativa sportiva che imbeveva l’aura di entrambi cambiò per sempre, sono passati ad oggi 3’676 giorni. Per molti, Marc Marquez non è mai cambiato, ha solo finto una sorta di redenzione di convenienza. Ecco perché, al posto di applaudire chi ha avuto il coraggio di cambiare tutto – ovvero di lasciare quel grande amore chiamato Honda per darsi un’ultima possibilità di sognare in grande, sapendo tornare dall’inferno di quattro operazioni al braccio destro – in tanti si sono voltati dall’altra parte, forse spinti anche da un altro irrazionale ma comprensibile sentimento. La verità, è che questa stagione è andata esattamente come doveva andare.

Le domande che si sono rincorse nel paddock ad inizio stagione hanno trovato da subito risposte inequivocabili; Marc Marquez, fisicamente integro e dotato di una moto competitiva, è il più forte di tutti. Punto. Questa lapidaria sentenza, tuttavia, rischia di semplificare troppo i termini dell’impresa. Davvero il numero 93 ha avuto a disposizione la moto migliore in griglia? La Ducati GP25 si è rivelata essere la condanna di Francesco Bagnaia, e neppure Fabio Di Giannantonio (team VR46) ha mostrato l’atteso salto di qualità, quello mostrato invece da Alex Marquez (team Gresini) sulla GP24. Siamo così sicuri che Ducati, senza Marc Marquez, avrebbe vinto il titolo piloti con la moto ufficiale?

I dubbi, oggettivamente, prevalgono. E questa presa di coscienza non dovrebbe che far ulteriormente aumentare l’ammirazione per la scintillante stagione – conclusasi anticipatamente per infortunio – di Marc Marquez. Eppure, c’è chi comunque storce il naso. Chi non ci sta. Chi, invocando scontatezza e assenza di sconquassi, fa spallucce. “Però che noia”. Già. È questa la condanna dei fenomeni.

Dominati dal costante desiderio di essere stupiti, e divenuti allergici ai pattern facilmente riconoscibili, rischiamo forse di non riuscire a tributare il giusto valore ad imprese come queste. Ma questo, forse fortunatamente, ai campioni non sembra interessare, sospinti – almeno loro – molto più dalla genuina passione, che non dalla costante ricerca di approvazione.

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Moto, il pagellone di Elias Bernasconi (La Domenica Sportiva 16.11.2025)

RSI Sport 16.11.2025, 18:43

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