Il Lugano ritrova Sgarbossa e getta nella mischia Emanuelsson

Dopo due partite disputate a contingente ridotto, il Lugano torna a giocare con sei stranieri grazie al rientro di Sgarbossa - fuori contro lo Zugo dopo aver perso l’equilibrio su una monetina - e all’innesto dell’ultimo arrivato Emanuelsson. Ma nonostante questi ritorni, Mitell sarà comunque costretto ad utilizzare Jesper Peltonen in attacco a causa della squalifica rimediata da Simion e dell’ormai nota indisponibilità di Bertaggia, alle prese da un mese un mezzo con le conseguenze di una commozione cerebrale.

In vista del weekend che prevede venerdì il terzo derby stagionale e domenica la trasferta in quel di Rapperswil, il coach bianconero è quindi costretto giocoforza a rimaneggiare le sue linee d’attacco, mantenendo intatta, rispetto all’ultima uscita, solo quella di Morini. Emanuelsson troverà spazio nel terzetto completato da capitan Thürkauf e Sekac, mentre Sgarbossa formerà un blocco con gli sguscianti Tanner e Zanetti. Sanford sarà infine al centro di Canonica e Fazzini, con Henry che dovrebbe fungere da 13o attaccante. Dietro, nell’allenamento odierno, si sono visti Togni e il giovanissimo Castiglioni per poter svolgere la sessione con quattro linee complete, ma difficilmente troveranno spazio nel foglio partita.

Il 28enne svedese è un po’ un oggetto misterioso. Dopo alcune buone stagioni da venti e passa punti, Emanuelsson è reduce da quattro campionati e mezzo avari di gioie personali (complessivamente 26 gol e 24 assist nelle ultime 279 partite). Dunque cosa aspettarci da lui? “Non lo vedo come un grande marcatore, ma spero che contribuirà in attacco. Voglio dire, è un attaccante, sa pattinare e sa tirare il disco, però non voglio alzare troppo le aspettative. Non adesso che è appena arrivato. Ma sicuramente è un giocatore da tenere d’occhio e che potrà dare il suo apporto in termini di punti. Per ora l’ho inserito con Thürkauf e Sekac. Dovrebbe essere il luogo ideale per prendere dimestichezza con il campionato - ha spiegato Mitell - Gli ho chiesto di giocare per la squadra e di non cercare di fare troppo. Se riesce ad aiutarci per 10’-15’ sarebbe molto buono. Poi si parte da lì”.

Chiamato a lanciare il derby nell’ormai consueta conferenza stampa alla vigilia delle partite, Connor Carrick sa bene cosa aspettarsi e come gestire la pressione che per forza arriverà dall’esterno. “Il derby, a livello di emozioni, è un po’ come una partita di playoff in Nordamerica - ha spiegato il difensore statunitense - Ci sono delle volte in cui sei un po’ assonnato e devi darti la carica, altre invece, come nei derby, devi essere bravo a mantenere la calma, ad abbassare la temperatura. Come giocatore sai che l’energia ti ispirerà. Come professionista devi prendere le giuste decisioni, mettere in campo le tue qualità e rallentare quando è necessario farlo”.