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A Classic Horror Story

Il meta-horror all'italiana di Netflix, uno dei film più chiacchierati dell'estate

  • 31 August 2021, 16:18
  • 14 September 2023, 07:27
  • CINEMA

A classic horror story, la recensione di Michele Serra

RSI Play Top 31.08.2021, 18:16

  • Netflix
Di: Michele Serra

Qual è lo stato di salute dell'horror cinematografico?
Per carità, la risposta è senza dubbio troppo complessa per stare dentro le prime righe di una recensione. Però possiamo riassumerla - banalizzando, inevitabilmente - in poche parole: l'horror è ancora molto redditizio per i botteghini, ma dopo le ondate del found footage e del meta-horror, in Occidente è un po' fermo, almeno dal punto di vista delle idee. Mentre i prodotti più freschi e interessanti vengono dai paesi del sud est asiatico, dove i registi lavorano ancora con pochissimi soldi e molto splatter (guardare per credere il malese Roh, di Emir Ezvan), o (naturalmente) dalla Corea in caso di produzioni più ricche, europei e americani sembrano ancora desiderosi di creare operazioni citazioniste postmoderne, più che di fare paura allo spettatore.

È il caso anche di A Classic Horror Story, pellicola italiana prodotta da e per Netflix con la regia di Roberto De Feo e Paolo Strippoli. De Feo è stato già autore di The Nest e, come il suo film precedente, anche questa opera seconda è notevole quanto imperfetta, internazionale quanto provinciale. A chi guarda, il giudizio su quale aspetto pesi di più.

A Classic Horror Story non è solo un horror citazionista, che pesca tanto dai classici degli anni Settanta (Non aprite quella porta) quanto dai capisaldi dell'ultimo decennio (sopratutto Midsommar, ma anche Quella casa nel bosco, e perfino Kill Bill 2 che non è un horror, ma va sempre bene). A Classic Horror Story è anche un meta-horror, che sterza decisamente poco dopo la metà della sua durata, cambiando tono e cornice. Entrambe le sezioni del film sono tecnicamente riuscite, la messa in scena è ricca ed elegante, eppure rimane una sensazione strana: questo racconto vuole dire qualcosa, ma il punto è quantomeno poco chiaro. Gli elementi di critica sociale sono discutibili, così come la critica all'industria culturale (dire che il Sistema ha tarpato le ali alla creatività, in una produzione Netflix...).
Come spesso capita, il tentativo di aggiungere strati di significato più profondi va a discapito del divertimento di chi guarda. Tuttavia, rimane uno dei migliori horror di questa estate 2021.

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