Con Eugenio Finardi siamo abituati a tanto, ma questa volta è addirittura Tutto. L’artista milanese torna con un nuovo album di inediti che, con scaramanzia e un pizzico di provocazione, annuncia come l’ultimo. Un disco che arriva esattamente cinquant’anni dopo il suo debutto con Non gettate alcun oggetto dai finestrini, e che rappresenta il ventesimo capitolo della sua lunga e coerente carriera.
Prodotto da Giovanni “Giuvazza” Maggiore, collaboratore storico, questo lavoro è una vera e propria raccolta di memoria e visione. Non mancano i richiami al passato, personale e musicale, né le collaborazioni significative: dalla batteria di Fiamma Cardani nella poetica La facoltà dello stupore, all’inconfondibile basso di Paolo Costa, che attraversa più tracce dell’album.
Tra i momenti più intensi, il duetto con la figlia Francesca – in arte Pixel – nel brano Francesca sogna, e l’emozionante dedica ai suoi tre figli con Battaglia, in cui Finardi si confronta con quel sentimento dolce-amaro che ogni genitore conosce: desiderare l’indipendenza dei propri figli, e poi ritrovarsi spiazzato quando davvero prendono il volo. E ancora, lo sguardo rivolto all’indietro, alla figura della madre Eloise, cantante lirica, che fu la prima a metterlo in contatto con la musica.
C’è tutto Finardi in questo album: l’uomo, il padre, il figlio. Ma anche l’intellettuale mai domo, che riflette sui misteri dell’esistenza, sulla crisi sociale e politica, su amore, destino, spiritualità e persino fisica quantistica.
Granitico nella sua coerenza, Finardi continua a infischiarsene delle mode e delle logiche commerciali. E proprio per questo riesce, ancora una volta, a stupire. A far pensare. A commuovere.
Tutto Finardi, davvero l’ultimo?
L’artista milanese torna con un nuovo album di inediti, con scaramanzia e un pizzico di provocazione