Tante voci, un premio Nobel

Ha vissuto a lungo in esilio dal suo paese. Per il regime del presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko lei era un spia. Ma per raccogliere informazioni, aneddoti, confessioni, Svetlana Aleksievich non ha mai usato mezzi scorretti.

L’”homo sovieticus” l’ha saputo raccontare girando pazientemente ogni angolo dell’URSS, intervistando le persone semplici, le comparse che non recitano nessuna battuta sui palcoscenici della Storia. Come un’antropologa, la giornalista investigativa ha lavorato con metodo e precisione. E soprattutto, senza paura.

I temi da lei affrontati nei suoi libri, e pubblicati dapprima in russo col favore della perestrojka, sono tra i più dolorosi della sua epoca: Cernobyl, l’Afghanistan, la seconda guerra mondiale vista dagli occhi di donne e bambini, la nostalgia del Comunismo. Interviste che, una volta rielaborate, sono diventate letteratura. Ma mai romanzo. Libri che le sono valsi nel 2015 il Nobel per la Letteratura "per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo". Svetlana Aleksievich, ospite di Turné sabato 8 aprile su RSI LA1.

Debora Gabaglio