L’analisi

L’offensiva ucraina a Kursk non cambierà le carte in tavola

A livello militare difficilmente avrà conseguenze; serve a Zelensky per dire che Kiev è in grado di colpire la Russia

  • 8 agosto, 14:52
  • 9 agosto, 07:28
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La difesa russa

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Di: Stefano Grazioli 

Nel corso di due anni e mezzo di guerra, l’Ucraina ha compiuto varie incursioni di terra in territorio russo. L’ultima in ordine temporale, in atto in questi giorni, ha come teatro la regione di Kursk, confinante con quella ucraina di Sumy, nel nordest del paese, ed è quella di maggior entità rispetto alle precedenti. Le informazioni sia sul numero delle forze coinvolte da entrambe le parti, delle aree interessate, delle vittime e delle evacuazioni, sono come sempre da prendere con le molle, dato che proprio in questo genere di operazioni la propaganda gioca un ruolo fondamentale, da entrambi i lati. Questo hanno indicato anche gli episodi analoghi del 2023 e di quest’anno, che se hanno avuto grande rilevanza dal punto di vista della spettacolarizzazione del conflitto e della sua narrazione, non hanno avuto alcun invece effetto dal punto di vista militare.

I precedenti

La prima incursione in grande stile in territorio russo è stata quella del 2 marzo 2023 nella regione di Bryansk, a nord di quella di Kursk, quando combattenti del Corpo di volontari russi, formazione paramilitare di estrema destra guidata da Denis Kapustin, hanno attaccato due villaggi appena oltre il confine. A questa azione, sostanzialmente simbolica, sono seguiti attacchi più organizzati, come quelli nell’oblast di Belgorod, più a sud di quello di Kursk, anch’esso coinvolto, tra la fine di maggio e metà giugno del 2023. In due raid il 22-23 maggio e tra il primo e il 15 giugno, miliziani ucraini appartenenti sia alle forze regolari di Kiev, come i battaglioni territoriali, sia a gruppi paramilitari russi come appunto il Corpo dei volontari russi e la Legione per la libertà russa, e anche stranieri, come il Corpo dei volontari polacchi o il battaglione bielorusso Terror, tutti coordinati dall’intelligence militare ucraina, hanno tenuto impegnate le difese russe sino alla stabilizzazione della situazione.

Il contesto allora era quello dell’annunciata controffensiva ucraina, che avrebbe dovuto prendere forma tra la primavera e l’estate e che si è tramutata in un sostanziale fallimento. Anche nel marzo del 2024 si è assistito a un’incursione prolungata, che ha avuto inizio il 12 marzo e si è conclusa il 7 di aprile, sempre nelle regioni di Kursk e Belgorod: anche in questa occasione i vari reparti ucraini hanno creato scompiglio, senza però ottenere risultati tangibili dal punto di vista militare, territoriale o strategico. Tutte queste sono state interpretate dagli analisti come operazioni dalla forte caratterizzazione propagandistica, con lo scopo di mostrare la possibilità ucraina di potere prendere iniziativa, senza però riuscire ad ottenere risultati concreti, tanto meno a correggere l’andamento del conflitto.

Il contesto attuale

La situazione odierna è segnata ancora dalla supremazia della Russia, che mantiene l’iniziativa su tutto il fronte e l’Ucraina non appare in grado di contrastare la lenta avanzata delle forze del Cremlino in Donbass, che stanno puntando alcune roccaforti, come Chasiv Yar. Le incursioni di questi giorni, anche se più strutturate rispetto alle precedenti, paiono delle repliche di quelle del 2023 e della scorsa primavera. Le speculazioni, mediatiche, su attacchi strategici al centro di Sudzha, dove passano i tubi del gas diretti verso l’Europa, appena dopo il confine, o addirittura a Kurchatov, una cinquantina di km in profondità nella regione russa, dove si trova la centrale nucleare di Kursk, si inseriscono appunto più nella guerra della disinformazione che in quella realmente combattuta.

Allo stato delle cose, anche secondo il parere di analisti militari occidentali, la mossa ucraina, se configurata dal punto di vista tattico per distogliere forze russe dal fronte del Donbass e alleggerire così la pressione sulle difese ucraine in difficoltà, è destinata a finire come quelle del passato: al momento Mosca sembra avere a disposizione sufficienti per gestire le necessità attuali senza patemi e mantenere la barra verso gli obbiettivi dichiarati, che sono quelli di continuare ad allargare il perimetro delle regioni attualmente occupate. Dal punto di vista politico i raid in territorio russo, soprattutto se prolungati e comunque dichiarati come parziali successi, servono al presidente ucraino Volodymyr Zelensky per segnalare sia all’interno che all’esterno che l’Ucraina è comunque in grado di bersagliare la Russia. Sull’altro lato Vladimir Putin, pur dovendo incassare il colpo a sorpresa, come in precedenza da una parte non si è scomposto più di tanto e dall’altra avrà ulteriore motivo per proseguire gli attacchi in tutta l’Ucraina.

RG 12:30 dell’8.8.2024 Il servizio di Davide Maria De Luca

RSI Info 08.08.2024, 12:34

Incursione ucraina in Russia: motivazioni e obiettivi

SEIDISERA 08.08.2024, 18:19

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