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Archeologia... da buttare?

La grande quantità di reperti ritrovati in Svizzera e i problemi di spazio relativi alla loro conservazione

  • 11 marzo 2019, 17:20
  • 4 settembre 2023, 16:54

Il reperto dove lo metto?

RSI/Lidia De Bernardi 12.03.2019, 06:30

Ogni anno in Svizzera oltre venti tonnellate di reperti vengono rinvenute grazie agli scavi archeologici. Milioni di oggetti e frammenti, che dovrebbero poi trovare spazio nei depositi di servizi archeologici cantonali, in siti storici e musei. Ma lo spazio comincia seriamente a scarseggiare.

Un'immagine del sito di Augusta Raurica, nel territorio del comune di Augst

Un'immagine del sito di Augusta Raurica, nel territorio del comune di Augst

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A Basilea Città il nuovo deposito entrato in funzione sette anni fa è praticamente già pieno. Tanto che si pensa, in futuro, di procedere per alcuni oggetti alla loro archiviazione esclusivamente digitale. Reperti che dopo la scansione in 3D e un’accurata analisi e documentazione, verranno eliminati.

Non è tanto l’oggetto in sé ad avere un valore”, spiega l’archeologo cantonale di Basilea Guido Lassau, “ma l’informazione storica che questo veicola”.

Anche il sito romano di Augusta Raurica, nel cantone di Basilea Campagna, ha problemi di spazio. Oggi i reperti sono conservati in una dozzina di depositi, ma a primavera comincerà la costruzione di una nuova struttura che li accoglierà tutti sotto lo stesso tetto. Perché qui si conserva quasi tutto. Perché oggi non si può sapere di quali metodi ed analisi si potrebbe disporre tra 20 o 50 anni.

L'archeologa Sandra Ammann

L'archeologa Sandra Ammann

  • srf

“Pensiamo soprattutto alle ossa”, ci dice l’archeologa di Augusta Raurica
Sandra Ammann, “
negli ultimi decenni grazie alle analisi del DNA questo tipo di reperti ci fornisce nuove informazioni sulla provenienza e lo stile di vita delle persone che vivevano qui duemila anni fa. Se i nostri predecessori le avessero buttate via, non avremmo potuto avere accesso a questo sapere.”

Nel sito archeologico basilese ci sono infatti ossa rinvenute trecento anni fa, quando la ricerca era molto diversa da quella odierna.

Le ossa rinvenute nei siti archeologici, già rivelatrici di numerose informazioni sui nostri antenati, potrebbero in futuro riservarne ancora di più, grazie a nuovi strumenti di analisi

Le ossa rinvenute nei siti archeologici, già rivelatrici di numerose informazioni sui nostri antenati, potrebbero in futuro riservarne ancora di più, grazie a nuovi strumenti di analisi

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E quello delle ossa è un problema molto sentito anche dal servizio archeologico di Basilea Città, dove i resti di cimiteri sono particolarmente numerosi. Se non si dispone di ulteriori informazioni sugli individui i cui scheletri vengono rinvenuti, questi non vengono conservati. Gli altri sì, proprio perché grazie ai nuovi metodi di analisi si possono scoprire nuovi elementi sui nostri antenati, ad esempio sulle loro malattie, di grande importanza per la ricerca.

E visto che non sappiamo né quali saranno le tecnologie del futuro, né quale sarà l’accessibilità dei dati digitalizzati oggi, la conservazione almeno parziale dei reperti archeologici continuerà ad essere prioritaria.

Lidia De Bernardi

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