Oltre la News

Il futuro passa da un parco

Hasankeyf non c'è più. La diga idroelettrica di ILISU è entrata in servizio e decine di migliaia di abitazioni sono state inghiottite dall'acqua

  • 4 ottobre 2021, 07:50
  • 10 giugno 2023, 14:39
06:00

Una città nuova di zecca

RSI/Italo Rondinella - Alberto Tetta 04.10.2021, 07:30

Hanno trascorso gli ultimi settant’anni sospesi nell’attesa della fine. La fine è arrivata e gli abitanti di Hasankeyf e dei villaggi della valle del Tigri, nella Turchia sudorientale a maggioranza curda, sono nuovamente sospesi nell’attesa, e nella speranza, che una nuova vita ricominci.

Il progetto della diga idroelettrica ILISU, concepito negli anni cinquanta del ‘900, è stato completato a maggio 2020; la prima turbina è entrata in funzione e da quel momento in poi, nel giro di poche settimane, uno dei più importanti siti archeologici dell’antica Mesopotamia, le fattorie, le case e le attività di 70.000 persone sono stati inghiottiti dall’acqua.

Ciò che resta di Hasankeyf

La promessa del governo turco agli abitanti della valle è quella di mettere in funzione, entro cinque anni, un fenomenale parco archeologico che darà futuro e prosperità all’economia - al momento ferma - dell’intero territorio. A tale scopo, i principali monumenti dell’antica città sono stati spostati su una collina artificiale collegata alla città nuova da un ponte in stile medioevale; vi si trova anche un grande edificio, sede - ancora vuota - del museo dell’antica Hasankeyf. Ci sono grandi strutture pubbliche - l’ospedale, la scuola, il Comune, l’ufficio postale, la centrale di polizia - e centinaia di villette a schiera monofamiliari di colore grigio spento, tutte uguali. La sproporzione tra l’esiguo numero di residenti (circa 5.000) e i metri cubi di cemento armato fa sembrare questa newtown, schiacciata tra le montagne e il fiume, una città fantasma.

A parte le bambine che vanno e tornano da scuola non ci sono donne nello spazio pubblico e l’unico punto di ritrovo è un mercato coperto con un paio di caffetterie, qualche negozio di souvenir e la maggior parte dei locali ancora sfitti.

Se mai sia vero che tra 5 anni il miracolo economico sarà compiuto, la gente si chiede come sopravvivere da qui ad allora e con quali risorse saldare il proprio debito, giacché proprio allo scadere di quel periodo le banche chiederanno di iniziare a pagare le villette che lo Stato ha assegnato loro dopo l’espropriazione delle vecchie residenze.

A questo senso di vuoto e sospensione della vita urbana fa eco il silenzio della natura attorno al Tigri. Il suono vivo delle sue correnti che accompagnava le attività dell’antico borgo si è spento, le sue acque sono ormai ferme come quelle di uno stagno mentre dall’altra parte della diga - oltre il confine turco - le comunità agricole irachene e siriane muoiono per mancanza d’acqua.

Alberto Tetta - Italo Rondinella

Ti potrebbe interessare