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Imigongo, l'arte nata nei campi

Il genocidio che si consumò in Ruanda negli anni Novanta non risparmiò nulla e nessuno. Solo ora il paese sta tornando alla normalità

  • 25 ottobre 2018, 07:46
  • 9 giugno 2023, 01:44

L'altra Africa (2)

RSI/Cristiano Tinazzi - Ruben Lagattolla 25.10.2018, 07:30

  • ©Ruben Lattolla

All'inizio del XIX° secolo, Kakira, il figlio del re Kimenyi, sovrano del regno di Gisaka, stanco di vedere le mura delle case tutte dello stesso colore, creò l'arte Imigongo, mescolando sterco di mucca, cenere e terra. E incominciò a colorare le mura della sua abitazione prendendo il rosso dal suolo, il bianco dal caolino, il nero dalla linfa della pianta di Aloe mescolata a cenere di foglie di banana.

In lingua kinyarwanda, Imigongo vuol dire "schiena", "dorso", cresta della collina o la collina stessa.

I suoi disegni, ispirati a motivi geometrici e circolari come spirali, losanghe, parallelogrammi, nei quali molti vedono riferimenti magici o propiziatori, da quel momento incominciarono ad abbellire le mura delle case di tutto il regno.

Tramandata oralmente, soprattutto dalle donne, quest' arte murale ha rischiato l'estinzione durante il genocidio del 1994, a causa della distruzione delle abitazioni nelle zone rurali e la morte di migliaia di depositarie della tradizione artistica. Ora è rinata grazie anche ad iniziative come quella dell'Imigongo Arts Center.

Cristiano Tinazzi

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