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Le Olimpiadi degli indigeni

Difesa della terra e tradizioni in Brasile, dove tribù di tutto il mondo si sono date appuntamento

  • 2 novembre 2015, 06:05
  • 28 luglio 2023, 21:45
Giovane India Tapajos

Giovane India Tapajos

  • Emiliano Guanella

La città di Palmas, nel cuore arido del Brasile, è diventata per dieci giorni la capitale mondiale dei popoli indigeni. Millesettecento indios provenienti da una ventina di paesi si sono riuniti per un incontro inedito per le sue dimensioni, che ha mescolato lo sport alla cultura e tradizioni di popoli originari da diversi angoli del Pianeta. “Un anno prima delle Olimpiadi tradizionali – ha spiegato l’organizzatore Carlos Terena - che si terranno a Rio de Janeiro, il Brasile ha voluto celebrare la ricchezza e diversità culturale dei primi abitanti della Terra, con una formula originale che usa lo sport come pretesto per il confronto e la conoscenza reciproca”. Per risaltare lo spirito non competitivo della manifestazione, gli organizzatori non hanno voluto contabilizzare il classico medagliere.

VIDEO — Gli sport tradizionali

RSI Mondo 01.11.2015, 16:53

La finale più attesa è stata, manco a dirla, quella del calcio. Tra le donne il titolo è andato al Canada, mentre per gli uomini la vittoria è andata ai padroni di casa dei Xarentes, gli indios dello stato del Tocatins, di cui Palmas è capitale. Tra gli sport tipicamente indigeni ha suscitato particolare interesse la “corsa con il tronco”, portato a spalla dai concorrenti e il “calcio di testa”, specialità tipica delle tribù brasiliane dell’Amazzonia e del Mato Grosso, dove il pallone si può colpire solo di testa buttandosi al suolo. Diverse anche le modalità di lotta libera, mentre le batterie di corsa si sono svolte rigorosamente a piedi nudi sulla sabbia dell’arena sportiva costruita per l’occasione.

VIDEO — Gli sport indigeni

RSI Mondo 01.11.2015, 16:54

Oltre ad una trentina di differenti etnie brasiliane, a Palmas sono arrivati indigeni da tutta l’America Latina, ma anche da Filippine, Mongolia, Nuova Zelanda, i leggendari Maori, Canada, Finlandia, Russia, Pachistan e Stati Uniti. Si è parlato molto delle leggi e diritti degli indigeni nei diversi paesi e non sono mancati motivi di polemica e protesta, soprattutta da parte dei brasiliani.

Proprio durante la competizione, che è stata orfanizzata con l’appoggio del governo ed è stata inaugurata dalla presidente Dilma Roussef, è stata approvato un disegno di legge che concede al Parlamento la facoltà di delimitare le riserve indigene per i prossimi anni, prerogativa questa finora solo dell’esecutivo. Una riforma considerata particolarmente negativa da parte degli indios, costantemente in lotta per la difesa delle loro terre minacciati dai grandi produttori agricoli e agropecuari che esercitano un forte potere di lobby proprio in Parlamento. Il timore è che nei prossimi anni vengono ristrette sempre di più le riserve a favore dell’avanzata delle coltivazioni di soia e dell’industria del legname. La lotta per la difesa delle terre, dei corsi d’acqua e delle riserve naturali è un denominatore comune anche ad altri popoli indigeni della regione, come i Mapuche in Cile o gli Emberà nel Choco colombiano.

VIDEO — Le rivendicazioni

RSI Mondo 01.11.2015, 16:54

Le prime “olimpiadi indigene” hanno avuto più di centociquantamila spettatori e sono state seguite da oltre 300 giornalisti provenienti da una trentina di paesi. Dal caldo torrido di Palmas si andrà al Nord: il prossimo appuntamento è stato infatti fissato per il 2017 in Canada.

GALLERY — Le Olimpiadi mondiali degli indios

di Emiliano Guanella — da Palmas, Brasile

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