Due deboli “sì” si sono trasformati in due “no”, ancora piuttosto risicati ma che dovrebbero consolidarsi in vista del voto. Stando al secondo sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern per conto della SSR, se si fosse andati alle urne alla fine di agosto il popolo avrebbe respinto sia l’iniziativa sulla biodiversità che la riforma della previdenza professionale, sulle quali saremo chiamati a esprimerci il 22 settembre. Sia nell’uno che nell’altro caso, le persone piuttosto o decisamente contrarie sono ora il 51%. I risultati sono stati pubblicati oggi, mercoledì.
In occasione del precedente rilevamento, risalente a quattro settimane prima, entrambi gli oggetti venivano accolti, anche se di misura.
Il 47% dei partecipanti dice di voler partecipare alla votazione, un dato che corrisponde alla media pluriennale.
Iniziativa biodiversità: “no” forte soprattutto nelle campagne
Ma veniamo al dettaglio. Per quanto riguarda il primo oggetto, l’iniziativa sulla biodiversità, il 40% degli intervistati si oppone in modo deciso, mentre un altro 11% propende per il “no”. Altrettanti sono piuttosto inclini a votare “sì”, mentre il 35% è convinto di voler approvare la proposta volta a tutelare maggiormente il paesaggio e le aree naturali. Resta solo un 3% di indecisi e il livello di formazione dell’opinione è considerato già avanzato.
Il quadro tracciato il 4 agosto era come detto differente, con il 51% di favorevoli e il 43% di contrari. L’evoluzione verso il “no” - ricordano gli esperti del gfs - è tipica delle iniziative popolari, che tendono spesso a suscitare maggiore entusiasmo all’inizio della campagna. I segnali emersi in occasione di questo sondaggio sembrano quindi suggerire che il progetto verrà rifiutato.
Un’analisi più approfondita evidenzia come il testo continui a riscuotere favori soprattutto fra socialisti, ecologisti e Verdi liberali. Fra i simpatizzanti del Centro una maggioranza stabile si oppone, ma sono soprattutto liberali-radicali e democentristi ad affossare l’iniziativa. La proposta piace più alle donne e a chi vive in zone urbane - anche se non quanto un mese fa - e meno agli uomini e a chi vive in aree rurali. Il “sì” continua a spuntarla in Romandia, il “no” nella Svizzera tedesca e ora anche in quella italiana, che in queste ultime settimane ha cambiato campo e resta in linea con la media nazionale.
Una chiara maggioranza degli interpellati ritiene gravi le conseguenze della distruzione dell’ambiente e considera che un utilizzo intensivo del suolo e l’espansione urbana costituiscano una minaccia per la natura, ma l’argomento dei costi miliardari dovuti a una perdita di biodiversità fa presa ormai solo sul 52%. Sull’altro piatto della bilancia pesano - oggi in maniera decisiva - due motivi in particolare: la convinzione piuttosto diffusa che Cantoni e Confederazione facciano già abbastanza in questo ambito e i timori che norme più restrittive accrescano la pressione sul settore agricolo.
Riforma della previdenza professionale: una tendenza inusuale
Se un calo dei consensi nel tempo rientra nella normalità per un’iniziativa popolare, lo stesso non si può dire per un progetto emanato dalle autorità, come nel caso della riforma del previdenza professionale, il cosiddetto secondo pilastro. In questo caso le opinioni non sono ancora così cristallizzate, gli indecisi sono il 7%, ma i 12 punti guadagnati dai contrari in poche settimane e i 7 persi dai favorevoli fanno dire agli autori del sondaggio che stiamo assistendo a una netta tendenza verso il “no”.
Per la precisione, a fine agosto il 51% si schierava sul fronte dei contrari (il 36% con convinzione), mentre i “sì” si situavano al 42% (24% assolutamente a favore della riforma, 18% tendenzialmente a favore). Gli oppositori sono aumentati in seno a tutti i partiti e prevalgono nettamente fra l’elettorato dei Verdi e dei socialisti. I sostenitori dell’UDC si spaccano quasi esattamente a metà. Un altro fattore decisivo è la fiducia nel Governo: chi ne ha tende ancora ad accogliere la riforma, mentre fra chi non ne ha i contrari sono i due terzi. Infine, a fronte di una situazione equilibrata nella Svizzera tedesca (leggera prevalenza del “no”) e in quella italiana (“sì” in lieve vantaggio), è la Romandia a far pendere nettamente la bilancia da una parte: il 60% dei francofoni boccia la riforma, solo il 30% la approva.
Meritano uno sguardo anche i fattori sociodemografici. La riforma migliora le prospettive pensionistiche delle persone che lavorano a tempo parziale, e fra queste molte sono donne, ma la percentuale di “no” è ora leggermente più alta fra le donne (53%) che fra gli uomini (50%). Quattro settimane fa il sesso era un fattore del tutto ininfluente. Quanto all’età, solo fra chi ha meno di 40 anni, e vede quindi più lontana la prospettiva del pensionamento, gli argomenti di sostenibilità finanziaria fanno sufficientemente presa da far prevalere il “sì”. È però anche la classe di età con ancora il maggior numero di indecisi.
Il reddito influisce sul voto solo se particolarmente elevato: il “sì” prevale unicamente nelle economie domestiche dove le entrate superano gli 11’000 franchi mensili.
Certo, una maggioranza stabile del 48% concorda con il fatto che il tasso di conversione non debba essere troppo elevato, altrimenti le persone attive dovranno “tappare i buchi”. L’argomento più convincente e al momento decisivo, tuttavia, è quello dei contrari, secondo il quale la riforma è una “truffa” perché i salariati pagheranno di più sotto forma di contributi per ricevere alla fine rendite più basse di quelle di oggi.
Metodologia
Il sondaggio è stato svolto telefonicamente e attraverso i portali dell’informazione della SSR. Sono stati interpellati fra il 26 agosto e il 4 settembre 13’979 titolari del diritto di voto. Le indicazioni emerse hanno un tasso di probabilità del 95%, il margine di errore è di +/- 2,8 punti percentuali
Notiziario
Notiziario 11.09.2024, 06:00
Votazioni del 22 settembre: si va verso due NO?
Telegiornale 11.09.2024, 20:00