Più le auto sono connesse, più spiano i loro occupanti, riporta Le Matin Dimanche, citando uno studio della Mozilla Foundation su 25 marchi automobilistici. Tutti “raccolgono più dati personali del necessario”, si legge nello studio. Secondo la ricerca, questi dati riguardano aspetti come velocità e durata del viaggio, ma pure “frequenza cardiaca” e “stanchezza del conducente”. Il 76% dei costruttori venderebbe queste informazioni “a fornitori di servizi, broker di dati e altre aziende”.
Stando ai ricercatori, “le auto moderne sono un incubo per la privacy. È la peggiore categoria di prodotti che abbiamo mai valutato”. Nissan USA, ad esempio, ammette di raccogliere informazioni relative a “origine, credo religioso, geolocalizzazione, salute e persino informazioni genetiche”.
Dal canto suo Sylvain Métille, avvocato e docente associato all’Università di Losanna, ha spiegato che “le marche automobilistiche hanno scoperto che tali dati hanno un valore economico rilevante che si somma agli introiti legati alla vendita di veicoli”, rimarcando che “questo studio è piuttosto completo e quindi abbastanza angosciante”.
Notiziario delle 11:00 del 24.09.2023
Notiziario 24.09.2023, 11:12
Del resto, si tratta d’informazioni che sono molto interessanti per le autorità e le assicurazioni (come nel caso d’incidenti stradali) e quanto ci tengano a questi file determinate marche d’auto lo conferma il fatto che alcune di queste stanno pianificando pure un’attività più “restrittiva” dell’elettronica imbarcata nei riguardi degli utenti. Ford sta progettando infatti “livelli di disagio” garantiti dall’elettronica imbarcata per quei clienti che non pagano le rate del leasing.
Non tutti gli utilizzi di questi dati saranno soggetti a pagamento. Più della metà dei fabbricanti (56%) dichiara inoltre di poter condividere le informazioni con le forze dell’ordine in risposta a “una richiesta”, anche informale, delle autorità, senza dover necessariamente ottenere un mandato. A questo si aggiunge la possibilità che l’elettronica di un’auto possa essere preda degli hacker, come è capitato in passato anche a Tesla.
Mozilla non è la sola a riflettere sul valore dei dati raccolti dall’elettronica di bordo nelle auto: la società di ricerca McKinsey stima che i dati raccolti dalle automobili “potrebbero generare un valore annuo aggiuntivo tra i 250 e i 400 miliardi di dollari entro il 2030”.