“Ci sono dei bambini, dei giovani, che si prendono cura dei loro genitori quando si trovano ancora nel periodo della scolarità o dell’apprendistato”. Ilario Lodi, responsabile di Pro Juventute per la Svizzera italiana, parla della realtà dei familiari curanti, che possono essere anche giovanissimi.
Questo mercoledì è infatti la giornata nazionale dedicata a coloro che assistono un proprio caro, e l’edizione di quest’anno si concentra su chi ha meno di 25 anni. Si stima che in Svizzera ci siano tra i 20’000 e i 50’000 familiari curanti minorenni. I dati non sono precisi, in quanto il loro ruolo è spesso sottovalutato o ignorato.
“Avevo appena cominciato a lavorare, avevo appena finito la tesi, quando a mia mamma è stato diagnosticato un tumore al cervello all’ultimo stadio”, racconta ai microfoni RSI una giovane. “Mi organizzavo con mio padre per essere presenti a casa o andarla a trovare spesso in ospedale. (...) A livello emotivo ha avuto un impatto molto forte”.
Proprio riguardo all’aspetto emotivo, Ilario Lodi sottolinea: “La cura che i giovani prestano alle persone care è filtrata da un’evidentissima dimensione di affettività”. Questo “è un problema non da poco, perché solitamente il tema della cura viene inteso oggi in termini istituzionali quasi asettici. Dobbiamo recuperare la dimensione affettiva, perché stiamo parlando di un rapporto tra persone”.
Gli stessi familiari curanti faticano a riconoscersi come tali
Essere un familiare curante significa spesso far parte di un mondo sommerso che non si nota e sfugge alla società. Spesso, addirittura, si prestano le cure in modo talmente spontaneo e naturale da non identificarsi come familiare curante. “Per i giovani può essere ancora più difficile riconoscersi in questo ruolo, anche perché noi adulti finora abbiamo faticato a riconoscere che un giovane, un ragazzino, potesse in qualche modo contribuire alla presa a carico della persona malata che non sta bene in famiglia”, spiega Sara Duric, collaboratrice scientifica della Divisione sociale e delle famiglie.
Si pensa a come supportare i giovani
Il Cantone ha quindi cominciato a ragionare su come supportare questi ragazzi e queste ragazze, “senza tuttavia legittimare le situazioni in cui i giovani si ritrovano ad assumere delle responsabilità che sono superiori a quello che dovrebbero essere le risorse in quell’età”, indica Duric.
Ilario Lodi vede delle difficoltà nel rapporto delle associazioni o fondazioni, in questo caso Pro Juventute, con il Cantone: “Mancano gli strumenti per poter ufficializzare questo tipo di relazioni, e questo è un problema di ordine politico che deve essere affrontato”.