PATTI CHIARI 26.09.2025

Sanità ticinese: meno specialisti, meno spese?

Moratoria su 8 discipline per frenare l’aumento dei costi. Pazienti preoccupati per i tempi d’attesa. Giovani medici in difficoltà. Il Cantone cerca l’equilibrio tra risparmio e cure

  • Un'ora fa
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  • Olmo Invernizzi
Di: Camilla Contarini, Olmo Invernizzi 

Dal 1° luglio è entrata in vigore in Ticino la moratoria che limita il numero di specialisti in otto discipline ambulatoriali. L’obiettivo, spiega il Consiglio di Stato, è quello di contenere l’aumento dei costi della salute, che in Ticino hanno raggiunto livelli record: i premi medi mensili di cassa malati hanno superato i 500 franchi. Un aumento di ben 140 franchi in soli 5 anni. 

Per 5 delle 8 specializzazioni il provvedimento non solo limita il numero di medici ma ne impone anche la diminuzione. Si tratta di chirurgia, neurologia, oncologia, nefrologia e chirurgia plastica e ricostruttiva. La logica è semplice: meno specialisti, meno prestazioni, meno spesa. Ma non tutti sono d’accordo.

Una misura che alcuni pazienti temono potrebbe ripercuotersi su di loro. Petra Fasana racconta di aver dovuto aspettare in due diverse occasioni fra i due e i tre mesi per riuscire a incontrare un neurologo. «E adesso che i medici diminuiranno, quando avremo l’appuntamento? Dopo sei mesi?», si chiede.

Il problema, spiega Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica, è che “con il tariffario unico della LAMal non c’è una contrattazione sul prezzo, a vantaggio del professionista ma soprattutto a protezione dell’assicurato”. La sgradita conseguenza, però e che se ci sono troppi studi, le prestazioni tendono a moltiplicarsi. 

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Cassa malati: un’altra stangata per i cittadini

Patti chiari 26.09.2025, 20:40

  • Immagine d'archivio Keystone

Negli ultimi 10 anni, infatti, in Ticino le prestazioni ambulatoriali sono cresciute del 14% in più rispetto alla media svizzera, arrivando a costare complessivamente 821 milioni di franchi. I motivi sono molteplici: il trasferimento di prestazioni ospedaliere (con degenza) ad ambulatoriali, che costano meno, l’invecchiamento della popolazione, l’innovazione tecnologia. In Ticino però la densità di medici specialisti, anche provenienti dall’estero) è più alta che altrove.

Per Christian Camponovo, direttore del Gruppo ospedaliero Moncucco, però, non si può parlare semplicemente di esubero: «In oncologia, per esempio, è difficile immaginare prestazioni in eccesso: o si è malati o non lo si è». Secondo lui, la via per risparmiare passa piuttosto dall’integrazione tra medici e personale sanitario meno costoso, come gli infermieri specializzati.

Ma che in Svizzera il 20% circa dei costi sanitari sia legato a trattamenti inutili lo indicano diversi studi. Il margine potenziale di risparmio si aggira attorno ai 18 miliardi di franchi all’anno.

A subire gli effetti collaterali della moratoria sono anche i giovani specialisti. Alice Vanoni, chirurga, racconta il panico al momento dell’annuncio: «Dopo anni di formazione ci si chiede: e adesso che faccio? Devo cambiare Cantone o specialità?». Lei ha ottenuto il cosiddetto “numero di concordato” per poter curare i pazienti come libera professionista, ma una ventina di colleghi resta ancora in lista d’attesa.

E mentre alcune discipline vengono ridimensionate, altre soffrono una carenza cronica. È il caso della medicina di famiglia, soprattutto nelle valli periferiche. Oggi nelle Tre Valli (Blenio, Leventina e Riviera) si conta meno di un medico ogni 1000 abitanti, un numero destinato a dimezzarsi nei prossimi dieci anni.

“Si conosce poco il tipo di lavoro”, spiega il medico di famiglia di Airolo Matteo Dell’Era. Per questo il Cantone ha lanciato programmi per incentivare la professione, promuovendo la formazione e sostenendo finanziariamente i futuri medici di famiglia.

Ridurre gli eccessi da un lato, colmare le lacune dall’altro: la sfida del Ticino è trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e accesso alle cure. Per ora, però, i costi della salute non accennano a scendere.

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