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E se suonare dal vivo diventasse impossibile?

Negli ultimi mesi i grandi tour sono stati funestati da rinvii e cancellazioni, dai Metallica ai Coldplay. E alcuni dicono che i rischi – da quelli economici a quelli psicologici (!) – sono diventati troppo alti, anche per le grandi star

  • 5 ottobre 2022, 21:14
  • 4 ottobre 2023, 18:17
Settantacinque anni e non sentirli

Mick Jagger

  • Reuters

È stata l'estate dei live. Ne abbiamo visti, ne abbiamo vissuti: concerti piccoli, open air enormi. Soprattutto, però, ne hanno cancellati: citiamo solo le tappe svizzere dei Rolling Stones (Berna) e dei Metallica (Frauenfeld), ma l'elenco è più lungo. Entrambe le date sono andate perdute (“impossibile” trovare modo di spostarle in avanti, è stato detto in entrambi i casi) per infezioni da Covid-19, che nel caso dei Rolling Stones hanno coinvolto lo stesso Mick Jagger – tornato in forma in tempo per cantare davanti a poco meno di sessantamila persone a San Siro. Ma la stagione delle cancellazioni non è stata solo dovuta al Covid.

Coldplay

Coldplay

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I Rage Against The Machine hanno rinunciato alle date europee di agosto e settembre (compresa quella prevista a Zurigo) dopo l'infortunio a una gamba occorso a Zack de la Rocha a luglio: il frontman ha continuato a esibirsi da seduto per un mese circa, prima di essere fermato dai medici. Il tour che segnava la reunion dei Bauhaus è stato interrotto dalla necessità per l'ormai anziano leader Peter Murphy di ritirarsi in una non meglio precisata “struttura riabilitativa”. Post Malone è caduto sul palco e si è incrinato un paio di costole, dovrebbe riprendersi per la data di domani a Philadelphia. Chris Martin – notizia di oggi – ha una “seria infezione polmonare”, ed è stato costretto a rinviare i bagni di folla sudamericani in programma con i suoi Coldplay (le date del Letzigrund previste per la prossima estate sono per ora al sicuro).

Justin Bieber

Justin Bieber

  • Keystone

Tour: il problema dello stress e il rischio burnout

La serie di infortuni più strana è stata però quella che ha coinvolto la salute mentale dei musicisti: Justin Bieber e Shawn Mendes, ma anche star indie come Arlo Parks e gli Yard Act hanno chiuso anzitempo i loro tour per varie forme di burnout, ansia e depressione.
Molti hanno ipotizzato che il periodo di relativa inattività dovuto ai lockdown, seguito da un ritorno ai live davanti a un pubblico famelico, abbia aumentato stress e ansia da prestazione tra i musicisti. Dall'altro lato, sembra aumentata nella società anche la consapevolezza riguardo a questi problemi, quindi non stupisce che anche le star si concentrino sul loro equilibrio psichico, e articolino le loro esperienze in modi che solo cinque, dieci anni fa erano impensabili.

Anche i soldi non abbondano

Arooj Aftab, una delle cantautrici più apprezzate d'America nell'ultimo decennio (e vincitrice di un Grammy quest'anno) ha raccontato quest'estate su Twitter le tensioni che si accumulano: l'aumento dei prezzi dei voli, del carburante, dei visti, delle tasse, degli alberghi, l'ansia dei promoter. Tornata dalla sua recente tournée, con festival sulle due sponde dell'Atlantico e serate sold-out, dice di non aver guadagnato nulla, al netto dei soldi pagati alla band e a chi lavora al tour. Possibile che il sistema sia diventato insostenibile economicamente se non per le grandi star, e psichicamente troppo stressante anche per queste ultime, che non hanno problemi di denaro?

Chi si può permettere di cancellare un concerto?

A proposito: quanto costa a una band cancellare una data? La risposta prevedibilmente è: dipende. Molti artisti hanno un'assicurazione contro le cancellazioni che copre i problemi di salute, ma la maggior parte esclude proprio le cancellazioni legate al covid, tanto per tornare al primo dei due problemi che hanno funestato l'anno musicale in corso. Così, gli artisti che annullano concerti devono sostenere le proprie spese e i mancati introiti, e riprogrammare significa comuqnue negoziare con i promoter la divisione delle spese per la nuova organizzazione. Quest'anno l'industria dei tour è più o meno tornata alla normalità pre-pandemica e gli artisti stanno affollando i locali nel tentativo di recuperare le entrate perse negli ultimi due anni. Ma se da un lato i vaccini hanno ridotto il rischio di malattie gravi, dall'altro se artisti o membri della crew risultano positivi ai test, la data viene comunque cancellata. Quindi il rischio finanziario di una tournée è comunque elevato, soprattutto per gli artisti medio-piccoli. Che si arrangiano come possono: ha fatto notizia in America la decisione di Andrew Bird, che quest'estate ha chiesto eslicitamente agli spettatori di indossare mascherine nonostante non ci fossero obblighi in vigore. Forse alcuni fan avranno considerato la richiesta antipatica, ma alla fine ha avuto ragione lui: il suo tour non ha saltato alcuna data. Cosa che invece è successa a Ringo Starr, Eric Clapton, Blondie, Chris Stapleton, Rakim, Drake...

Michele R. Serra

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