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Colombia, “#Yosoyprimeralinea”

La regista Norah Alejandra Tovar sta realizzando un documentario sui disordini che scuotono il Paese da fine aprile. L'abbiamo intervistata

  • 23 giugno 2021, 07:50
  • 10 giugno 2023, 12:00

In piazza con Primera Linea

RSI/Sandro Pauli - Fabio Salmina 23.06.2021, 07:50

Di: Sandro Pauli - Fabio Salmina

“Volevo scendere per strada non solo per manifestare, ma anche per documentare quello che stava succedendo”. La colombiana Norah Alejandra Tovar, giornalista indipendente e produttrice cinematografica, racconta così (Guarda il video in apertura di pagina) la scintilla che ha dato il “la” al suo documentario sulla protesta che dal 28 aprile di quest'anno ha portato il suo paese sull'orlo del colasso.

Per raccontare queste settimane in cui sono morte 51 persone e centinaia sono “scomparse”, Norah,che dirige anche una scuola di salsa, ha deciso di puntare l'obbiettivo della sua telecamera sulla “Primera Linea”.

Di fatto la prima linea di una protesta sociale nata quando il Governo Duque ha messo sul tavolo una contestatissima riforma tributaria (poi ritirata) e in seguito trasformatasi in un vero e proprio movimento popolare che chiede tra le altre cose le dimissioni dell'Esecutivo. Su quanto è successo in queste settimane indaga anche la Commissione Interamericana sui Diritti Umani, che è stata nel Paese lo scorso 6 giugno.

“A Cali, la mia città, le autorità locali hanno manifestato l'intenzione di sedersi a un tavolo e di discutere con i manifestanti, - racconta Norah - ma la paura da parte loro è ancora tanta”. E verosimilmente ne hanno tutti i motivi: per le autorità si tratta infatti di pericolosi vandali, che vogliono destabilizzare le istituzioni del paese. “Abbiamo intervistato questa comunità per quattro settimane – racconta Norah – e non abbiamo visto i terroristi dei quali parla il Governo nazionale, del resto il nostro film lo mostrerà”.

Dal punto di vista economico la pellicola è 100% indipendente. “Lo Stato, va da sé, non rientra tra i possibili finanziatori - ci dice Norah - e per questo cerchiamo aiuto economico”. L'augurio, ci dice, è che, una volta finito, lo si possa mostrare a un pubblico come quello del Festival di Locarno. In ogni caso: “Vorremmo che il film girasse nel mondo in modo da poter raccontare al mondo quello che è successo in questo paese”.

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